Siamo due precari che preferiscono non definirsi lavoratori
poiché - oltre a considerare il fatto che definirsi tali richieda una
presunzione e una fiducia nel futuro decisamente sproporzionate - quella del
precariato non è una condizione che riguarda solo il rapporto di lavoro ma è
uno stato che investe, allargandosi a macchia d’olio, anche il rapporto con la
realtà sociale, con se stessi e, in alcuni casi, può limitare anche la sfera
degli affetti. La conseguenza estrema di tutto ciò vuole il precario incastrato in una situazione di immobilità lavorativa, sociale e mentale che,
almeno allo stato attuale delle cose, sembra non mostrare vie d’uscita.
Siamo due, ma possiamo essere contemporaneamente: impiegati,
camerieri, baby-sitter, bibliotecari, insegnanti privati, venditori, portieri, addetti alle risorse umane, addetti al
servizio di posta interna, educatori, sceneggiatori, etc.! Già, perché
la suddetta immobilità corrisponde, paradossalmente, ad una forma, sempre meno
considerata patologica e sempre più istituzionalizzata con il termine di flessibilità, di schizofrenia
lavorativa e pubblica per cui il precario è costretto, di fronte alla
mancanza di lavoro, ad accettare qualsiasi proposta gli passi
davanti, a qualsiasi condizione e prezzo.
Troppo tragico? No, il climax melodrammatico raggiunge l’acme
della sua fatalità con quest’ultima disperata considerazione dal retrogusto
esistenzialista - eccovi serviti: come se non bastasse, l’incertezza di un
impiego duraturo, l’impossibilità progettare il futuro e la necessità di accettare quasi tutto, conduce ad una
spersonalizzazione e ad una perdita delle proprie competenze che sviliscono e
rendono precarie anche le nostre originali peculiarità.
La volontà di intraprendere l’avventura di PrecariaMente
nasce prima di tutto dalla necessità di ritrovarci, di capire, nonostante il
precariato, chi siamo e cosa vogliamo, perché dietro alla condizione di precari ci sono storie, passioni che meritano e che hanno
diritto di essere espresse, persone che meritano di realizzare ciò che è più affine alle loro capacità e alle loro conoscenze.
PrecariaMente si offre come una piattaforma in cui ognuno può raccontare la propria esperienza di lavoratore precario, ma anche parlare delle proprie aspirazioni, di quello che vuol fare da grande o pubblicare il proprio vero curriculum vitae, quello che rispecchia le proprie capacità e competenze e non quello che abbiamo dovuto rendere congeniale alle svilenti richieste degli annunci delle offerte di lavoro.
Scrivete a: precariamentepisa@hotmail.it
PrecariaMente si offre come una piattaforma in cui ognuno può raccontare la propria esperienza di lavoratore precario, ma anche parlare delle proprie aspirazioni, di quello che vuol fare da grande o pubblicare il proprio vero curriculum vitae, quello che rispecchia le proprie capacità e competenze e non quello che abbiamo dovuto rendere congeniale alle svilenti richieste degli annunci delle offerte di lavoro.
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Sara C. e Francesco C.