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domenica 5 maggio 2013

Se anche le parole diventano precarie – Prima parte


Tra gli ospiti della puntata del 30 aprile del programma televisivo Ballarò c’era Luciano Canfora, un filologo classico, storico e saggista, invitato ad esprimersi in merito ad alcune frasi, decisamente poco ortodosse, pronunciate da noti politici italiani:


Canfora afferma che il linguaggio della politica italiana è sempre più elusivo, inquietante e sta diventando sempre più violento e ingiurioso.

Aldilà degli insulti, che non sono nient’altro che un’ulteriore dimostrazione dell’inadeguatezza e ignoranza della classe politica italiana, la questione più grave che emerge dalle parole di Canfora è la mancanza di una corrispondenza, e di conseguenza di una coerenza, tra le parole e le cose: o, meglio, tra le promesse e il vero impegno. E la cosa peggiore è quanto questa morbosa incongruenza sia diventata un dato di fatto, una consapevolezza acquisita per cui sarebbe ingenuo scandalizzarsi.

Penso al primo discorso di Enrico Letta alla Camera dei Deputati, durante il quale ha presentato il suo programma di governo e alle sua dichiarazioni, in cui il neo Presidente del Consiglio afferma che la mancanza di lavoro è «la grande tragedia di questi tempi» e che sarà «la prima priorità di questo governo». Letta pensa anche a «forme di reddito minimo per le famiglie bisognose con figli piccoli»,  facilitare l’assunzione di giovani, possibili forme di part time per i lavoratori in attesa della pensione. Tra gli altri obiettivi, il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga, il superamento del precariato anche nella pubblica amministrazione, la soluzione del problema degli esodati. Porte aperte al confronto con le forze sindacali: «I sindacati saranno protagonisti».  Gianni Pittella, vice presidente del Parlamento europeo, lo definisce un discorso programmatico intenso, rigoroso e vibrante, ricco di contenuti dalla connotazione fortemente europeista, che restituisce senso e dignità alla politica nel suo momento più difficile. E aggiunge: “Letta auspica un’Europa che non sia solo quella del rigore e della moneta, ma anche dell'equità, dello sviluppo e della giustizia sociale. Non usa mezzi termini nell'indicare l’unione politica e federale come un obiettivo imprescindibile”.

Parole, parole, parole. Termini di valore inestimabile e frasi solenni: mancanza di lavoro come “grande tragedia” e “prima priorità”. Reddito minimo. Facilitare le assunzioni dei giovani. Rifinanziamento della cassa integrazione in deroga. Superamento del precariato anche nella pubblica amministrazione. Risoluzione del problema degli esodati. Equità, sviluppo e giustizia sociale. Parole, parole, parole. Ma ora le soluzioni sembrano lontane e si fa fatica ad immaginare da dove saranno reperite le risorse necessarie per mantenere gli impegni di un’agenda immane e carica di buoni propositi come quella del nuovo premier. E meno male che Letta parla anche di sobrietà: «Bisogna recuperare decenza e sobrietà» dice «Nessuno può sentirsi assolto dall’accusa di aver contaminato la politica con gesti, parole, opere e omissioni». Ma l’ego di Letta non è ancora soddisfatto e deve andare a scomodare anche la biblica storia del giovane Davide che sconfigge Golia: «Come Davide dobbiamo spogliarci della spada e dell’armatura che abbiamo indossato finora e che ci ha appesantito. Come Davide noi dal torrente delle idee abbiamo scelto i nostri ciottoli: sono le nostre proposte di programma. La fionda l’abbiamo in mano: insieme governo e Parlamento». 
Non capisco se ho davanti un folle kamikaze sprezzante del pericolo o un megalomane che vuole godere all’ennesima potenza dei suoi quindici minuti di notorietà giocando a fare l’onnipotente. Penso che, per avere i miei quindici minuti di speranza, dovrei dirmi che è ancora presto per giudicare il governo e che sarebbe meglio valutare i fatti . Già i fatti … e qui, come in uno snervante gioco dell’oca, si torna al punto di partenza e al fatto, questo sì, che dopo questi ultimi mesi di insolvente e ridondante campagna elettorale siamo veramente esausti di ascoltare parole parole e parole che non si concretizzano mai.
Speriamo che, anche questa volta, il “giovane” talentuoso e competente Enrico Letta non si riveli l’ennesimo Mago di Oz: un inetto che ha truffato tutto il popolo.

E non dimentichiamoci mai la lezione di Nanni Moretti in Palombella Rossa: le parole sono importanti!





 
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