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mercoledì 19 dicembre 2012

Curriculum vitae – Le storie e le ricette di Jul’s Kitchen


Anche se non è vero che a Natale diventano tutti più buoni, PrecariaMente vuole addolcire un po’ i toni con la storia di Giulia Scarpaleggia, una giovane blogger di 30 anni che ha saputo fare della sua passione culinaria un lavoro a tempo pieno. E brava Giulia!

Dal blog Jul’s Kitchen:

Benvenuti su Juls’ Kitchen, mi chiamo Giulia Scarpaleggia, ho 28 29 30 anni, sono una sognatrice, un’ottimista e una food blogger a tempo pieno. Sono quella che appare nei riflessi dei cucchiaini nelle foto di questo blog e ammetto di essere anche la responsabile per le fette che mancano in ogni torta. Vivo in Toscana, nella campagna tra Siena e Firenze, ho il sogno di un orto rigoglioso, in realtà mi accontento di un muretto con i vasini delle erbe aromatiche e di una pianta di rabarbaro che soffre il caldo. Al liceo ho studiato latino e greco per 5 anni ma mi sono innamorata dell’inglese. Volevo fare l’architetto e la guardia forestale, poi ho preso una laurea specialistica in Scienze della Comunicazione. Volevo essere come Melanie Griffith in Una donna in carriera, poi ho lavorato come impiegata e organizzatrice di eventi e ho capito di non essere tagliata per quel mondo. Ho letto riviste di cinema per anni conoscendo a memoria i cast di film più o meno famosi, ho aperto un fanclub di nuoto con la mia migliore amica che per 4 anni ci ha portate in giro per l’Italia – e non solo – a tifare con le facce dipinte con il tricolore. Ho frequentato un corso di inglese avanzato, un corso di grafica e un corso da wedding planner. E’ stato difficile trovare il mio posto nel mondo ma alla fine ho capito, ho trovato quello a cui ero destinata e che mi rende felice. Se guardo indietro c’è stata infatti una costante in tutto questo: la passione per la cucina, fin da quando ero piccolina. A febbraio 2009 ho aperto il mio blog per dare voce a questa passione e ho imparato a raccontarla con parole e fotografie. A gennaio 2012 ho trasformato la mia passione in un lavoro: adesso sono una freelance food writer (suona bene in Inglese!), collaboro con riviste e aziende per lo sviluppo di ricette, faccio corsi di cucina toscana per stranieri ed italiani. In altre parole cucino ogni giorno, fotografo quando la luce me lo permette, scrivo anche troppo e mangio con piacere. Mi diverto e godo di ogni singolo istante, rendendomi conto di quanto sia fortunata. 



domenica 25 novembre 2012

PrecariaMente presenta: Il curriculum collettivo di Diversamente Occupate


Per affinità elettiva, ci teniamo a farvi conoscere il blog di diversamente.occupate.blogspot.it, ovvero il diario di un gruppo di giovani donne che si confrontano con il difficile mondo del lavoro.

Ecco il loro curriculum collettivo:


Nomi: Teresa, Claudia, Antonella, Eleonora, Angela, Federica

Nate a: Da Roma in giù, pendolari e fuori sede.

Nate il: nella prima metà degli anni ’80, troppo tardi per vivere la politica degli anni ’70, troppo tardi per la contestazione, tardi per i partiti, i sindacati, i collettivi, in tempo per incontrare donne che fanno politica per le donne.

Stato civile: nubili e una sposanda

Studi: umanistici. Comunicazione, Filosofia, Dams. Tutte figlie della riforma del 3+2. Laureate in Filosofia politica, una in Teoria del cinema. Ciascuna ha studiato per il piacere di farlo, per curiosità, per passione; nessuna credeva nell’equazione studio=preparazione al lavoro: mentre altri spulciavano le guide all’università valutando i diversi sbocchi professionali, noi cercavamo di interpretare quali meravigliosi contenuti si celassero dietro i titoli dei moduli di didattica. Aspettative spesso disattese, il piacere maggiore è venuto da quello che non ci aspettavamo: per tutte il pensiero delle donne.

Competenze acquisite: disciplina, sindrome della formichina operosa, capacità di improvvisazione orale; gestione del tempo, strategie di sopravvivenza settimanale con 50 mila lire/ 50 euro nel portafogli; abilità nel destreggiarsi fra le trafile burocratiche, alta densità creativa nella riorganizzazione del presente, re-immaginazione del futuro, rielaborazione del passato; ottimizzazione dello spazio in valigia, fisica e metaforica; resistenza al nozionismo; capacità di sfuggire alle etichette e alle riduzioni ad uno, scoperta del valore del nomadismo dei saperi; non è davvero oro tutto quello che luccica.

Esperienze lavorative: Ripetizioni a domicilio, Pr in discoteca, commessa, insegnante di pianoforte per bambini, operatrice call-center, dialogatrice, banconista pane e derivati, promotrice di vacanze studio, volantinatrice, animatrice per bambini, segretaria di seggio, bagnina, stagista, volontaria servizio civile, fotografa teatrale, cameriera, baby sitter, giornalista, impiegata, operatrice di sportello, sostituta di direttore in vacanza, assistente di filiale, istruttrice di nuoto, assistente di direzione, responsabile di sala, segretaria, barista, insegnante di italiano per stranieri, operatrice video, critica gastronomica, assistente bibliotecaria, correttrice di bozze, addetta stampa, borsista, sono sicure di aver fatto anche altro, ma non ricordano cosa.

Posizione lavorativa attuale: traduttrice, web editor, giornalista/redattrice/blogger, direttrice periodico on-line; dottoranda, laureanda.

Competenze acquisite: capacità di riconoscere il confine “potrebbe essere il mio lavoro/non lo farei neanche morta”, capacità di leggere tra le righe degli annunci di lavoro e delle domande sessiste dei selezionatori, abilità performativa nel convincere l’interlocutore che “questo lavoro è il sogno della mia vita”, capacità di reinventare un lavoro morto e sepolto, capacità di fare la domanda giusta nel momento giusto alla persona giusta, capacità di fare la domanda sbagliata alla persona sbagliata nel momento sbagliato (e divertirsi per questo), conoscenza dettagliata dei vicoli del centro storico di Roma, resistenza di camminata sulle lunghe distanze anche in condizioni climatiche avverse.

Esperienze non lavorative: tutte le attività che portiamo avanti insieme ad altre donne, non per soldi, non per carriera, ma per bisogno, desiderio e responsabilità politica.

Quel che fa la differenza: Riuscire ad acquisire entro domani le competenze che ho detto di avere ieri, una certa (ir)responsabilità nel riconoscere gli errori di mira ed aggiustare il tiro, destreggiarci tra le diverse dimensioni dell’esistenza, mettersi in discussione con un sorriso, essere radicalmente curiose.

Possiamo: portare a termine un lavoro costi quel che costi, gestire più attività lavorative contemporaneamente, dimenticare di avere un corpo da curare e ascoltare, entusiasmarci per progetti che non sono nostri. Possiamo...ma non vogliamo farlo.






martedì 13 novembre 2012

Il manuale del giovane precario - L’insostenibile leggerezza del curriculum vitae


Proprio quando finalmente decido di buttarmi, leggiadra e senza paura, nella danza della ricerca di un’occupazione tra i siti dedicati alla ricerca o all’offerta di lavoro on-line, su miojob.repubblica.it leggo che dal mercato degli annunci di lavoro sul web arrivano pochissimi riscontri positivi e che a settembre le ricerche di personale su Internet sono state inferiori al due per cento rispetto allo stesso mese dello scorso anno.
Ormai, però, mi sono lanciata e decido di portare avanti il mio piano d’azione contro il precariato ed inizio a creami un account su alcuni dei siti dedicati al lavoro.

Dove aver consultato svariati forum e andando un po’ a simpatia, decido di iscrivermi a: miojob.repubblica.it del quotidiano La Repubblica; trovalavoro.it del Corriere della sera; www.monster.it; www.cliclavoro.gov.it il portale per il lavoro del Ministero del Lavoro e delle Politiche del Lavoro; www.borsalavoro.toscana.it della Regione Toscana; www.infojobs.it; www.lavoro.org.

La maggior parte dei siti prevedono la compilazione di un profilo, che in alcuni casi può essere collegato a quello di Facebook, e la pubblicazione di un curriculum vitae ricercabile dalle aziende. Niente di particolarmente complicato: bisogna parlare di sé, della propria formazione e delle precedenti esperienze lavorative. E allora perché non riesco a concludere la compilazione di un profilo come si rispetti o, almeno, come spiegano le cortesi e puntuali indicazioni fornite dagli espertoni dei vari siti? Sarà quel pulsantino, in fondo a destra della pagina, con indicato “carica il tuo CV” e quella miriade di informazioni, consigli e dritte ammiccanti che circondano la pagina e che, promulgando una competenza e un’affidabilità che a me mette solo ansia, cercano di inculcarci nella testa l’importanza fatale di quello che scriviamo?

Tanto per fare qualche esempio, Monster.it insegna: “Tutto comincia dal Curriculum Vitae: la ricerca di un lavoro, la speranza di essere chiamati per un colloquio. (…). Il CV risponde alla domanda: - Perché l’azienda dovrebbe investire il suo tempo e il suo denaro su di me?-“. “La presentazione del proprio Curriculum Vitae è la prima impressione, quella su cui puntare tutto: dimostrare di essere candidati ideali è difficile, ma non impossibile”. “La parola chiave è differenziazione. Ma come uscire dalla massa di CV che arrivano numerosi ogni giorno nelle caselle di posta elettronica o sulle scrivanie di selezionatori e responsabili delle risorse umane?”. Dal motore di ricerca dal Corriere della Sera: “Per scrivere un buon curriculum, cioè che possa davvero interessare chi lo legge, non bisogna commettere l’errore (davvero comune) di descrivere una storia piatta e generica, validi per tutte le occasioni. (…) E’ bene ricordare che la propria storia professionale non ha un valore assoluto, ma di volta in volta quello che il nostro interlocutore le attribuisce, rispetto alle specifiche esigenze di copertura del determinato ruolo”. Invece sul sito della Regione Toscana, che parla addirittura di “arte di scrivere il CV”, leggo: “un CV non deve essere scritto pensando ad un lavoro in particolare ma deve potere essere utilizzato in diverse circostanze. Così sarò possibile concorrere per 10 differenti lavori in un solo giorno poiché andrà compilata solo la lettera di accompagnamento che dovrà essere di poche sintetiche righe.”

Invece di chiarirmi le idee, questi consigli fanno scaturire in me un fiume di domande dal tono decisamente polemico e tendenzioso: ma perché devo dimostrare di essere un “candidato ideale”? Uscire dalla massa? Ma di che massa stiamo parlando? Della moltitudine di precari e disoccupati risultato di scelte politiche condivise che scaricano il peso della crisi sulle classi medio-basse e che continuano a ripeterci che dobbiamo adattarci e accettare i sacrifici? Concorrere per 10 differenti lavori in un solo giorno? E’ vero che ormai trovare un lavoro è come vincere la lotteria, ma allora che dobbiamo fare: comprare più biglietti per aumentare le probabilità?

In un post di qualche mese fa, dopo aver letto un articolo de L’Espresso dal titolo Dammi il tuo curriculum e ti dirò chi sei, avevo già raccontato le mie perplessità nei confronti dei suggerimenti che, come formule magiche, vogliono far credere di avere la chiave per uscire dallo stallo della disoccupazione, della precarietà e avevo concluso con la considerazione che non sarei stata capace di scrivere un curriculum vitae interessante. Oggi mi rivaluto e mi dico che forse la mia incapacità di redigere un CV che mi soddisfi è il riflesso di un rifiuto a scendere a patti con un sistema di reclutamento che trovo arbitrario e frivolo. Non credo che sperare di trovare un lavoro sbattendo le proprie capacità e competenze sulle vetrine dei siti che si occupano di lavoro possa offrire dei risultati concreti e soddisfacenti. Per esperienza diretta e per la situazione che sto vivendo in questo periodo, penso che un passo fondamentale per una riforma del lavoro rivolta a diminuire il precariato e la disoccupazione, sia quello di creare dei veri e proprio momenti di incontro tra richiesta e offerta di lavoro, valorizzando in toto l’esperienza e la formazione dei candidati, dando la possibilità, anche a chi a colpo d’occhio non sembra il candidato ideale, di dimostrare le proprie capacità di apprendimento e di interazione. Non si tratta di buttare là degli slogan per far prediligere un detersivo a un altro fra la miriade di prodotti che troviamo su uno scaffale del supermercato: si tratta di esistenze, carriere ed anni di impegno nello studio che hanno diritto ad una vita dignitosa.




venerdì 13 luglio 2012

Secondo Curriculum


Il contrario del gioco non è ciò che è serio, bensì ciò che è reale.
Sigmund Freud

Mi piace giocare ed in particolare interpretare, o vedere interpretati, personaggi di fantasia. I miei sono più famosi di me e sono nominati da Padova a Roma, da Torino a Bari, siano essi appassionati di magia nera o combattenti burberi ma dal cuore buono. In ogni comunità in cui risiedo stabilmente sono uno dei creatori di gioco e sono apprezzato per le idee e il senso di giustizia.

Direi che anche la vita reale, oltre quella virtuale, è stata spesso all’insegna dell’interpretazione e i ruoli in cui mi sono prestato senza forse averne le physique sono: consulente per le risorse umane, bibliotecario, educatore non professionale, cameriere, commerciante, operatore fiscale. Posso dire di aver ottenuto risultati apprezzabili – ma non all’altezza dei miei personaggi di fantasia! – anche in quasi tutti questi casi.
Che sia tutto nato quando da piccolo rendevo concrete nella mia mente le battaglie campali tra i seguaci di He-man e di Skeletor? Oppure, far parte di un’associazione teatrale mi ha ispirato?

Ho fatto parte dell’AtTieSse Associazione Teatro e Spettacolo per circa un decennio e mi sono divertito nell’educare alla socializzazione, all’espressività e alla solidarietà, attraverso la pratica teatrale, diversi ragazzini dai sette ai diciotto anni, sia all’interno della sede dell’associazione, sia in scuole medie inferiori e superiori. In effetti, mi sarebbe piaciuto insegnare ma ho sempre pensato che, anche pure realizzando questo sogno modestissimo, avrei dovuto pagare lo scotto di una vita da precario (ah ah ah ah ah!) e quindi non ci ho mai provato. Anche per pigrizia.

Mi sono laureato in lettere ed ho particolarmente apprezzato soprattutto quegli esami con tassonomie specializzate come le due filologie, romanza ed italiana, e linguistica generale. La mia tesi mi ha fatto discutere un romanzo degli anni Cinquanta, non particolarmente significativo, che ho tentato di interpretare, oltre alla sua letteralità, ricorrendo alle teorie ermeneutiche che più mi hanno affascinato: dalla rilettura freudiana di Orlando, al formalismo storico di Moretti, dal marxismo di Jameson, al cronotopo bachtiniano.  
Chi dice che le parole sono improduttive, dovrebbe guardare all’industria di J. K. Rowling, ai soldi spesi dalle aziende per proporre un marchio od un prodotto attraverso massicce campagne di comunicazione, alle fortune e sfortune che spettano ai politici che scelgono frasi più o meno opportune, al web e a quel mondo virtuale fatto proprio di parole.

Sono un appassionato di nuove tecnologie - pur non possedendo completamente il loro linguaggio - e della rete, perché credo che sia il luogo che più di ogni altro ispira una meritocrazia a partire da una base di pari opportunità e - pur sognando ormai poco, fuori dal gioco - mi piacerebbe poter condividere delle idee che si situino a metà tra la parola e la virtualità.

Francesco C.



giovedì 12 luglio 2012

Il primo Curriculum!


Scrivere il proprio vero curriculum è indubbiamente doveroso - soprattutto dopo aver proclamato a gran voce il diritto e l’opportunità di pubblicarne uno vero (n.d.r.: quello che rispecchia le proprie capacità e competenze e non quello che abbiamo dovuto rendere congeniale alle svilenti richieste degli annunci delle offerte di lavoro) – per chi scrive questo blog, così da esemplificare il progetto che si vuole portare avanti.
E’ una settimana che penso a cosa scrivere: mi sento come una bambinetta golosa di fronte a un chilometrico banco di gusti di gelato! Posso scegliere qualsiasi gusto, qualsivoglia improbabile accostamento di sapori e colori e non mi so decidere!

Nel 2005 mi sono laureata in Cinema, Teatro e Produzione Multimediale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Pisa, con una tesi dal titolo Il film di famiglia: memoria privata per la storia collettiva. Da marzo 2006 ho incominciato ha lavorare, prima con una serie di co.co.co. e poi con un contratto a tempo determinato, che scadrà definitivamente il 30 settembre 2012, nella segreteria amministrativa del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa. Di fronte alla scarsità di lavoro e alla giungla di contratti che ti vengono proposti,  rifiutare un incarico in un ente pubblico, anche se con rapporto di lavoro atipico, sembrava veramente buttar via un’occasione importante e così ho iniziato la mia carriera da precaria. Sebbene accettare questo lavoro mi abbia permesso di mantenermi e di comprarmi una casa con il mio compagno, è stato anche un infido anestetico rispetto all’entusiasmo con cui, fino a quel momento, avevo portato avanti i mie studi e col quale sognavo, prima o poi, di riuscire a mettere a frutto tutto il tempo passato sui libri. Iniziare a lavorare subito e impegnarsi per mantenere un impiego che non rispecchiava affatto quello che avrei voluto fare nella vita ha fatto sì che, in realtà , non pensassi mai e non concretizzassi quello che “volevo fare da grande”. Ci ho pensato e ripensato e mi sono detta: “Parli, parli, ma non sai quello che vuoi! Ti senti frustrata perché sei una precaria che fa un lavoro che non la soddisfa, ma non sai nemmeno quello che vorresti fare e non hai la minima idea di dove cominciare per uscire da questa claustrofobica situazione di stallo!”.

Così ora è il momento di buttarsi: superare le inibizioni, riappropriarsi di un po’ dell’incoscienza della bambina in gelateria e fissare dei punti fermi!

Punto numero uno: il mio sogno da acerba studentessa universitaria era diventare documentarista (in realtà non so se questo termine sia quello corretto) per parlare della realtà: in particolare della vita delle persone che mi circondano, attraverso le immagini in movimento, senza per forza avere un intento documentario ma, semplicemente, ponendomi di fronte alle storie degli altri con sincerità.

Thierry Garrel sul documentario:

<<Il documentario non è una macchina per vedere, è una macchina per pensare, sia per chi lo fa, sia per chi lo vede. Mezzo di conoscenza e di espressione a tutto tondo, il documentario resta uno degli ultimi spazi di riflessione offerti al telespettatore-cittadino del nostro tempo. In controcorrente rispetto alle ricette che alimentano insidiosamente un’indifferenza al mondo e agli uomini, il documentario stimola un ascolto più intenso, più attivo, introducendo a dei tempi, delle emozioni e delle riflessioni che lasciano tracce nella memoria dello spettatore.>>

Documentario come antidoto all’indifferenza, all’individualismo patologico, alla falsa memoria e alla rappresentazione della realtà creata dalla televisione. Documentario, per impegnarmi ad instaurare un nuovo rapporto con l’altro. Magari chissà, partendo proprio dal raccontare il mondo dei lavoratori precari.

Punto numero due: mi piace il cinema, la pittura, la video arte e mi piacerebbe occuparmi della divulgazione di opere, esperimenti e performance artistiche. Vorrei lavorare in una situazione, o impegnarmi per crearne di nuove, in cui l’arte si avvicini alle persone in maniera agile: fuori dalle strutture istituzionali e sempre più vicina a tutti noi.
E per finire, ecco il mio curriculum, non quello lavorativo ma il percorso dei miei studi che, sebbene non mi abbiano aiutato nella ricerca di un lavoro, mi hanno entusiasmata tantissimo:

Anno Accademico 2005/2006
Master Post-Lauream di II Livello in Comunicazione Pubblica e Politica svolto presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Pisa

20/10/2005 - Anno Accademico 2004/2005
Laurea Specialistica in Cinema, Teatro e Produzione Multimediale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Pisa, con una tesi dal titolo Il film di famiglia: memoria privata per la storia collettiva.

Agosto  2003
Partecipazione al documentario “Volti, viaggio nel futuro d’Italia” di Daniele Segre.

Giugno 2003
Partecipazione al Bellaria Film Festival 2003 – Diretto da Antonio Costa, Morando Morandini e Daniele Segre: collaboravo alla realizzazione di un videogiornale quotidiano sulla rassegna cinematografica nazionale dedicata al cinema indipendente italiano.

Anno Accademico 2002/2003
Modulo professionalizzante per Operatore dello spettacolo con competenze nell’allestimento scenico e nell’uso delle tecnologie audiovisive, organizzato dal Corso di Laurea in Cinema, Musica e Teatro e finanziato dal Servizio Educazione Istruzione della Regione Toscana mediante la Misura C.3 del P.O.R. OB 3 “Bando moduli professionalizzanti nelle nuove lauree universitarie” per l’anno accademico 2002-2003

20/12/2002 – Anno Accademico 2002/2003
Laurea Triennale in Cinema, Musica e Teatro presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Pisa.
Durante la partecipazione, mediante uno stage previsto dal corso di studi, alla creazione del documentario S’era tutti sovversivi (dedicato a Franco Serantini), regia di Giacomo Verde, sui primi anni ’70 e la contestazione studentesca a Pisa. La produzione del video si articolava in due fasi: la prima era rivolta alla ricerca di fonti e documenti storici, la seconda riguardava più da vicino le riprese e in montaggio del documentario stesso (http://www.verdegiac.org/sovversivi/).

 Sara C.



sabato 23 giugno 2012

Dammi il curriculum e ti dirò chi sei


Sul numero della rivista L’Espresso del 21 giugno 2012,  ho letto un articolo dal titolo Dammi il curriculum e ti dirò chi sei, in cui il giornalista Maurizio Maggi riporta, su suggerimento di esponenti di importanti aziende italiane, una serie di consigli su come redigere il proprio curriculum vitae di successo. 

Non posso farmelo sfuggire - penso! - spedisco curriculum a destra e a manca, quasi quotidianamente, senza ricevere due parole di risposta: stai a vedere che sto sbagliando tutto e che ora trovo la soluzione dei miei problemi di lavoratrice precaria!

“Meglio in formato elettronico e lungo al massimo due pagine”: fin qui ci siamo. Meglio evitare la foto o preferire un “sobrio primo piano”, pure qui!, tanto l’idea di mettere la mia fotografia non mi sfiora neanche lontanamente. Deve essere redatto in maniera semplice e con le notizie rilevanti che spiccano: anche in questo il mio curriculum vitae d’assalto  dovrebbe essere abbastanza soddisfacente.

Ma incomincio ad andare in crisi quando leggo che, secondo Paolo Citterio, il curriculum deve essere “sincero e propositivo”.  

Sincero? Ma se ogni volta che sto per spedire il curriculum ad una di quelle aziende che inseriscono sul loro sito l’opzione Lavora con noi, passo tre quarti d’ora a riflettere se indicare o no la laurea perché temo di venire scartata immediatamente! 

Propositivo? Nel senso che devo avanzare qualche suggerimento all’azienda? Sto caldeggiando la mia assunzione, più propositiva di così! Queste parole mi chiariscono il senso del termine propositivo:  “Un neolaureato deve farsi avanti, andare ai convegni o scrivere direttamente ai capi del personale, non avendo paura di sintetizzare in poche righe, accanto al cv, un proprio progetto per l’azienda in cui aspira lavorare”. 

A questo punto mi rendo conto che il mio curriculum vitae in formato europeo è decisamente demodé e alquanto banale, ma, allo stesso tempo, mi domando quanto - tutti quegli esperti di successo - si rendano veramente conto dell’odissea di chi, neolaureato o no, cerca lavoro.

L’articolo si conclude  con un accenno al cosiddetto Referral, un sistema di assunzione molto in voga nelle multinazionali Usa e che consiste in una raccomandazione di un dipendente interno, alla luce del sole, di un candidato. Inutile dilungarsi su quello che vorrebbe dire importare questo sistema nei paludosi e ben poco limpidi meccanismi di assunzione delle aziende italiane, dove, come conclude Maggi, “raccomandare con trasparenza è una chimera”.

Così, dopo aver appurato la mia incapacità di stendere un curriculum vitae interessante, mi raffido alla parole dell’infallibile Renato Zero:

Faccio in fretta un altro inventario…
Smonto la baracca e via!
Cambio zona, itinerario,
Il mio indirizzo è la follia!
C'è un infelice, ovunque vai…
Voglio allargare il giro dei clienti miei…
Io vendo desideri e speranze,
In confezione spray. 




Sara C.

Curricula!



Questa sezione del blog ha una doppia finalità. 

La prima è quella di pubblicare il proprio vero curriculum vitae, quello che rispecchia le proprie capacità e competenze e non quello che abbiamo dovuto rendere congeniale alle svilenti richieste degli annunci delle offerte di lavoro. Nel curriculum vitae potranno essere elencate le capacità, le competenze, la formazione, gli hobbies e qualsiasi altra informazione che possa far capire meglio chi siamo, cosa ci piace e cosa vorremmo fare. 

L’altra finalità è quella di parlare di quello che vorremmo fare “da grandi”, dare libero sfogo ai propri sogni più sconsiderati, ai desideri più imprudenti e reconditi, alle passioni che - per l'eccessiva domanda di razionalità - abbiamo dovuto mettere da parte. 
Chissà, magari parlandone inizieremo davvero a dedicarci a ciò che ci interessa davvero.

Inviateci i vostri curriculum, proponete le vostre capacità: assieme possiamo creare una rete di conoscenze e collaborazioni!

Per pubblicare il vostro contributo sul blog, inviare una mail a: precariamentepisa@hotmail.it

Perché nasce PrecariaMente


Siamo due precari che preferiscono non definirsi lavoratori poiché - oltre a considerare il fatto che definirsi tali richieda una presunzione e una fiducia nel futuro decisamente sproporzionate - quella del precariato non è una condizione che riguarda solo il rapporto di lavoro ma è uno stato che investe, allargandosi a macchia d’olio, anche il rapporto con la realtà sociale, con se stessi e, in alcuni casi, può limitare anche la sfera degli affetti. La conseguenza estrema di tutto ciò vuole il precario incastrato in una situazione di immobilità lavorativa, sociale e mentale che, almeno allo stato attuale delle cose, sembra non mostrare vie d’uscita.

Siamo due, ma possiamo essere contemporaneamente: impiegati, camerieri, baby-sitter, bibliotecari, insegnanti privati, venditori, portieri, addetti alle risorse umane, addetti al servizio di posta interna, educatori, sceneggiatori, etc.! Già, perché la suddetta immobilità corrisponde, paradossalmente, ad una forma, sempre meno considerata patologica e sempre più istituzionalizzata con il termine di flessibilità, di schizofrenia  lavorativa e pubblica per cui il precario è costretto, di fronte alla mancanza di lavoro, ad accettare qualsiasi proposta gli passi davanti, a qualsiasi condizione e prezzo.

Troppo tragico? No, il climax melodrammatico raggiunge l’acme della sua fatalità con quest’ultima disperata considerazione dal retrogusto esistenzialista - eccovi serviti: come se non bastasse, l’incertezza di un impiego duraturo, l’impossibilità progettare il futuro e la necessità di accettare quasi tutto, conduce ad una spersonalizzazione e ad una perdita delle proprie competenze che sviliscono e rendono precarie anche le nostre originali peculiarità.

La volontà di intraprendere l’avventura di PrecariaMente nasce prima di tutto dalla necessità di ritrovarci, di capire, nonostante il precariato, chi siamo e cosa vogliamo, perché dietro alla condizione di precari ci sono  storie, passioni che meritano e che hanno diritto di essere espresse, persone che meritano di realizzare ciò che è più affine alle loro capacità e alle loro conoscenze. 


PrecariaMente si offre come una piattaforma in cui ognuno può raccontare la propria esperienza di lavoratore precario, ma anche parlare delle proprie aspirazioni, di quello che vuol fare da grande o pubblicare il proprio vero curriculum vitae, quello che rispecchia le proprie capacità e competenze e non quello che abbiamo dovuto rendere congeniale alle svilenti richieste degli annunci delle offerte di lavoro.


Scrivete a: precariamentepisa@hotmail.it

Sara C. e Francesco C.

 
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