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sabato 23 giugno 2012

Dammi il curriculum e ti dirò chi sei


Sul numero della rivista L’Espresso del 21 giugno 2012,  ho letto un articolo dal titolo Dammi il curriculum e ti dirò chi sei, in cui il giornalista Maurizio Maggi riporta, su suggerimento di esponenti di importanti aziende italiane, una serie di consigli su come redigere il proprio curriculum vitae di successo. 

Non posso farmelo sfuggire - penso! - spedisco curriculum a destra e a manca, quasi quotidianamente, senza ricevere due parole di risposta: stai a vedere che sto sbagliando tutto e che ora trovo la soluzione dei miei problemi di lavoratrice precaria!

“Meglio in formato elettronico e lungo al massimo due pagine”: fin qui ci siamo. Meglio evitare la foto o preferire un “sobrio primo piano”, pure qui!, tanto l’idea di mettere la mia fotografia non mi sfiora neanche lontanamente. Deve essere redatto in maniera semplice e con le notizie rilevanti che spiccano: anche in questo il mio curriculum vitae d’assalto  dovrebbe essere abbastanza soddisfacente.

Ma incomincio ad andare in crisi quando leggo che, secondo Paolo Citterio, il curriculum deve essere “sincero e propositivo”.  

Sincero? Ma se ogni volta che sto per spedire il curriculum ad una di quelle aziende che inseriscono sul loro sito l’opzione Lavora con noi, passo tre quarti d’ora a riflettere se indicare o no la laurea perché temo di venire scartata immediatamente! 

Propositivo? Nel senso che devo avanzare qualche suggerimento all’azienda? Sto caldeggiando la mia assunzione, più propositiva di così! Queste parole mi chiariscono il senso del termine propositivo:  “Un neolaureato deve farsi avanti, andare ai convegni o scrivere direttamente ai capi del personale, non avendo paura di sintetizzare in poche righe, accanto al cv, un proprio progetto per l’azienda in cui aspira lavorare”. 

A questo punto mi rendo conto che il mio curriculum vitae in formato europeo è decisamente demodé e alquanto banale, ma, allo stesso tempo, mi domando quanto - tutti quegli esperti di successo - si rendano veramente conto dell’odissea di chi, neolaureato o no, cerca lavoro.

L’articolo si conclude  con un accenno al cosiddetto Referral, un sistema di assunzione molto in voga nelle multinazionali Usa e che consiste in una raccomandazione di un dipendente interno, alla luce del sole, di un candidato. Inutile dilungarsi su quello che vorrebbe dire importare questo sistema nei paludosi e ben poco limpidi meccanismi di assunzione delle aziende italiane, dove, come conclude Maggi, “raccomandare con trasparenza è una chimera”.

Così, dopo aver appurato la mia incapacità di stendere un curriculum vitae interessante, mi raffido alla parole dell’infallibile Renato Zero:

Faccio in fretta un altro inventario…
Smonto la baracca e via!
Cambio zona, itinerario,
Il mio indirizzo è la follia!
C'è un infelice, ovunque vai…
Voglio allargare il giro dei clienti miei…
Io vendo desideri e speranze,
In confezione spray. 




Sara C.

 
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