Lo ammetto. Manca meno di una settimana alle elezioni politiche ed io
non ho la più pallida idea di cosa votare.
Non voglio declinare la solita solfa dell’italiano deluso dalla
politica, che non ha più fiducia nelle istituzioni e nel sistema dei partiti.
La mia indecisione è il risultato di una quanto mai più che consapevole
pigrizia mentale, di un’ insofferenza o, direi quasi, nausea, verso i cliché e i
teatrini televisivi pre-elettorali ma anche di un atto di buon gusto, dato il
mio non voler assistere ad una delle più brutte campagne elettorali che si siano viste negli ultimi vent’anni: un
chiassoso battibecco di insulti, allusioni sessuali e scene da soap opera capaci
di inghiottire gli inconsistenti programmi elettorali.
Nonostante tutto, dal mio
stomaco, una vocina petulante mi ripete insistentemente che votare è un diritto e un dovere, che gli
ignavi vanno all’inferno e che esprimere la propria posizione è una
responsabilità civile e quindi decido, con un intervento last minute, che sceglierò a chi dare il mio voto leggendo
direttamente i programmi elettorali da un preciso punto di vista: quello del precario che, pur consapevole della tragica
situazione del mondo del lavoro, spera in qualche vincente strategia di governo
o che in uno strano avvicendarsi di fortunati eventi, queste elezioni portino un cambiamento
positivo.
E la mia full immersion ha
inizio.
Da Italia. Bene comune al Popolo delle Libertà. Dal Movimento 5 Stelle
a Scelta civica. Monti per l’Italia. Da Rivoluzione civile a Fare per fermare
il declino.
Parole, parole, parole che, forse, se pronunciassi a voce alta e
scandita, tenendo in mano una bacchetta e indossando un cappello a punta potrebbero
anche far accadere qualcosa ma, concretamente, la ferita della Riforma Fornero,
approvata alla Camera con 393 voti favorevoli ed ora rinnegata in qualche modo
anche dai partiti che l’avevano votata in Parlamento è ancora aperta. Parole,
parole, parole che propongono soluzioni vincenti ma che non chiariscono le
cifre, i dati e che non descrivono quali
saranno le risorse che potranno permettere di attuare soluzioni costruttive e risolutive in materia di
occupazione, welfare e pensioni.
Beata ignoranza… Ma perché invece di intristirmi con i programmi
politici, di farmi invadere dalla rabbia e dall’amarezza di essere incapace di
dare un voto che, quanto meno, ritenga importante e utile, non mi sono
rilassata aggiornandomi sui nuovi tagli
di capelli per la prossima primavera-estate?
Vabbè, non voglio darmi per vinta e, da qui a domenica, leggendo e
rileggendo, magari ad alta voce, i programmi elettorali vedrò se avranno il
prodigioso potere di darmi il coraggio necessario a fare una scelta.