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sabato 18 maggio 2013

Il manuale del giovane precario – Consigli (più o meni seri) e tre canzoni per affrontare un concorso

Avvertenza. Prima di leggere il post clicca qui: LINK

Uno dei “passatempi” più impegnativi per chi è disoccupato o per chi non ha un lavoro a tempo determinato, è sicuramente la consultazione svogliata di gazzette, albi e siti che pubblica i bandi di concorso annunciati dagli anti pubblici e qualche volta può capitare di imbattersi in qualche bando che, con lo scetticismo del caso, ci convince ad avere un po’ di fiducia in noi stessi e a partecipare.

1. Se non siete tra i fortunati per cui i requisiti del bando coincidono in maniera impertinente con il proprio curriculum vitae, accertatevi di essere in possesso dei requisiti di partecipazione, leggendo con attenzione quali sono quelli fondamentali e i titoli che invece vi daranno punteggio.

2. Leggere con attenzione le indicazioni per la redazione della domanda e i termini di presentazione, facendo particolare attenzione alla data di scadenza e alle modalità di invio: in molti casi non fa fede il timbro postale e rischiate che la vostra domanda di partecipazione arrivi in ritardo! Attenzione anche alla dicitura da indicare sulla busta: può essere richiesto di indicare l’oggetto del bando e il numero di protocollo.

3. Leggere sul bando il numero e la tipologia delle prove di valutazione e le principali materie su cui sarete valutati. Evitando di immergersi a capofitto in farraginosi manuali di contabilità, diritto, informatica, o di qualsiasi cosa tratti il concorso, consultate con attenzione il sito, i regolamenti e le attività dell’ente che bandisce il concorso: molto spesso i concorsi trattano argomenti che riguardano strettamente la propria regolamentazione interna e le proprie attività istituzionali.

4. Fatevi un calendario in cui indicare i giorni da dedicare allo studio, ma anche i momenti per fare delle pause: magari non lo seguirete con rigidità, ma vi aiuterà a procedere con ordine e a non andare fuori di testa e a dedicarvi dei momenti di svago senza sentirvi inconcludenti. Magari agitandovi in uno sballo spudoratamente senza senso, ma di immediato effetto, con 99 Luftballons:


5. Controllare la dispensa e verificate che abbondi di golosità che vi piacciono: lo so che non è un consiglio molto salutare, ma in certi periodi la gola va appagata. Ecco le mia scorte: cerali di riso soffiato al cioccolato, barattolini di gelato, nutella. E perché no, anche qualche buona bottiglia di vino rosso, da consumare, ovviamente, non tanto per allietare i pomeriggi di studio, ma, piuttosto, per farvi dormire tranquilli senza l’incubo di essere di fronte alla commissione in pigiama e ciabatte!

6. Fate una lista di tutto c’ho che farete quando tutte le prove del concorso saranno finite e a cui ora, spinti dal un incontrollato senso di responsabilità, non riuscite a fare: a me aiuta ad andare oltre e a non pensare che sto trascorrendo giugno a studiare un regolamento sull’amministrazione, la finanza e la contabilità dell’Università di Pisa. Attenzione, non devono essere cose del tipo: sbrinare il freezer, togliere la muffa dall’angolo della cucina o controllare le bollette. Ma piuttosto: andare in bicicletta fino a Lucca e fare la siesta sulle mura; farmi un gelato nocciola, fiordilatte e cioccolato fondente alla nuova gelateria senza glutine; riguardare tutti i miei film preferiti della nouvelle vague e dormire fino a che non impresso sul materasso la forma del mio corpo!

Domani si incomincia a studiare, ma ora, prendetevela comoda:






domenica 21 aprile 2013

Il manuale del giovane precario – Riflessioni in pullman con l’FLC GCIL

Lo scorso 10 aprile ho partecipato al presidio organizzato dall’FLC CGIL di fronte al Miur. Tra gli incontri, gli interventi, le discussioni e i confronti a cui ho avuto modo di assistere e di prendere parte, durante il lungo tragitto in pullman Pisa/Roma e poi Roma/Pisa, ho avuto anche la preziosa occasione di rubare qualche oretta per sonnecchiare e pensare a ruota libera. Considerato il tema della giornata (il precariato, il lavoro, il futuro) è stato inevitabile fare un paragone fra la mia situazione lavorativa di un anno fa e quella odierna.
L’aprile scorso lavoravo in un dipartimento dell’Università di Pisa, avevo un contratto a tempo determinato in scadenza il 30 settembre e vivevo nell’amaramente disattesa speranza che, dopo più di sei anni di serio e valido impegno nel lavoro che svolgevo, il direttore ritenesse un dovere morale farmi un nuovo contratto.

Oggi, grazie alla mia tenacia e alla graduatoria di un concorso di due anni fa, ho un contratto a tempo determinato agli uffici centrali dell’Università di Pisa, continuo a lavorare seriamente e impegnandomi al massimo ma con un’enorme differenza: ho la consapevolezza che il mio impegno non implica obbligatoriamente un rinnovo del contratto, che gli elogi dei dirigenti, per quanto carichi di superlativi e termini appaganti, hanno la stessa consistenza, le serietà e la stucchevolezza dello zucchero filato alle fiere di paese e che per tanti colleghi vale il vecchio proverbio “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”.

Ma , soprattutto, pensando all’ingenua fiducia che avevo, alle delusione e al senso di umiliazioni che ho subito, che mi stordivano e mi facevano venire le guance rosse come se fossero stati sonori schiaffi a mano aperta, ai sorrisetti e alle pantomime di circostanza in cui mi si raccontava senza pudore quanto stessero facendo il possibile per farmi riavere il mio posto di lavoro, rifletto su quanto tutte queste angherie abbiano rappresentato un’importante, come direbbe Cliff Robinson alla figlia Vanessa sulla celeberrima scalinata della loro casa di New York, lezione di vita.

Con i piedi ben saldi a terra e arricchita della mia nuova consapevolezza, ho imparato che devo avere più fiducia in me stessa e nelle mie capacità e che chi decide di farti un contratto (ovviamente per i non fortunati che non possono contare su parentele, raccomandazioni o gonne di tailleur conservate nel freezer!) non lo fa per generosità ma perché le tua conoscenze e la tue capacità hanno un valore. Che per tanti colleghi che non incontrerai più, ci saranno altre persone che diventeranno importanti e che, per quello che potranno, ti sosterranno e ti staranno vicine. Sdolcinata? Forse! Ma in certi casi sapere che c’è qualcuno che riconosce quanto vali e che comprende l’ingiustizia che hai subito è qualcosa di inestimabile e corroborante! Ed anche se ora mi sento un po’ come Beatrix Kiddo in procinto di partire verso la dimora del leggendario Hattori Hanzo per mettere in pratica un sanguinario progetto di vendetta, assopita sul pullman in ritorno da Roma e circondata da precari che, come me, tra picchi di entusiasmo e momenti di grande disorientamento, cercano di far valere il proprio diritto ad avere un lavoro e di essere trattati con rispetto, sono soddisfatta di essere delegata per il personale precario dell’Università di Pisa e di aver partecipato a questa giornata: spero fortemente che sia un punto di partenza per una nuova fase di crescita e conquiste, per me e per le persone che non si danno per vinte.

Ko Ni Chi Wa.

Una beatrix Kiddo precaria




venerdì 21 dicembre 2012

Il manuale del giovane precario – Il sistema TRIO


Tra gli impegni previsti dal patto di servizio integrato che ho concordato con il Centro per l’Impiego c’è il conseguimento della certificazione della lingua inglese sul progetto TRIO.
Il progetto TRIO è il sistema di web learning della Regione Toscana, un portale dove sono disponibili, in forma completamente gratuita, circa 1.700 corsi e una serie di servizi formativi per accrescere le proprie conoscenze e per acquisire certificazioni professionali.
Il sistema TRIO si compone di due ambienti: l’Infoteca, l’area in cui si possono trovare tutte le informazioni su TRIO, e la Didateca, che contiene le risorse didattiche di TRIO, cioè i corsi e tutte le risorse multimediali per la formazione on-line e in cui, una volta registrati e iscritti, è possibile fruire dei corsi.

Usufruire dei corsi TRIO è molto semplice: dal sito www.progettotrio.it, cliccando su “Vai a DIDATECA”, si accede all’area destinata alla formazione dove è possibile consultare tutte le risorse didattiche disponibili suddivise per aree tematiche, percorsi formativi, collane didattiche, risorse multimediali e catalogo storico.

Il primo passo da fare è consultare il catalogo: per quanto mi riguarda, ovvero per la lingua inglese, trovo tre corsi nella sezione aree tematiche (certificazione inglese CERF, inglese base e inglese professionale) e uno tra le certificazioni di mercato, ovvero nei percorsi che hanno l’obiettivo di sviluppare le conoscenze necessarie per acquisire certificazioni riconosciute dal mercato del lavoro in area informatica, linguistica e della qualità.
A questo punto non mi resta che registrarmi e iscrivermi al corso che mi interessa.

Dato che sono consapevole della mia poca propensione all’apprendimento delle lingue, decido che è il caso di iniziare dall’inizio e mi iscrivo al corso “Inglese per principianti. Modulo 1 – Meeting People”. La descrizione dell’attività dice: il corso consente di apprendere i fondamenti della lingua inglese e di acquisire sicurezza nelle quattro abilità fondamentali (ascoltare, leggere, parlare e scrivere) attraverso un ricco repertorio di attività per obiettivo, contesto applicativo e media utilizzato.

lunedì 17 dicembre 2012

Il manuale del giovane precario – Il colloquio orientativo al Centro per l’Impiego


Se siete tra i precari “fortunati” che prima di perdere un lavoro sono riusciti a maturare i requisiti per la richiesta dell’indennità di disoccupazione, dopo circa due mesi dalla dichiarazione dello stato di disoccupazione, dovrete recarvi al centro per l’impiego per sottoporvi al cosiddetto  colloquio di orientamento.

Presentarsi al colloquio è fondamentale per continuare a percepire l’indennità di disoccupazione (la mancata presentazione senza un motivo giustificato prevede la sospensione del pagamento), ma, come tengono a sottolineare gli impiegati del Centro per l’Impiego, l’importanza e il senso del colloquio non è tanto il mantenimento della disoccupazione (…e se pensiate che sia così siete solo una massa di bamboccioni fannulloni e un po’ choosy che bivaccano sul divano alle spese dello Stato!...), ma la stipula del “patto di servizio integrato” (D.Lgs. 297/02 e Reg RT n. 7/04).

Che cos’è il patto di servizio integrato? E’ un documento cartaceo, sottoscritto dal cosiddetto orientatore e dal disoccupato, in cui entrambe le parti si impegnano al compimento di azioni rivolte all’inserimento lavorativo e/o alla partecipazione ad un percorso formativo.

In particolare il Centro per l’Impiego si impegna ad offrire i seguenti servizi:

- accoglienza del lavoratore/disoccupato
- illustrazione del percorso/progetto e degli obiettivi che si vuole raggiungere
- consulenza per l'analisi e l'individuazione dei bisogni professionali, anche a partire da una rivisitazione dello storico professionale
- costruzione di un piano di azione individualizzato, che diventa parte integrante e sostanziale dello stesso Patto. Il Piano deve prevedere le disponibilità della persona nei confronti di proposte formative e/o lavorative, esplicandone anche le motivazioni. Fra i servizi si possono prevedere: colloqui di orientamento, tirocini o w.e., voucher per la partecipazione a percorsi formativi, colloqui di inserimento in azienda, candidature ad offerte di lavoro
- consulenza per stesura di c.v.
- consulenza per la preparazione a colloqui di selezione
- consulenza per l'analisi di un'idea di lavoro autonomo, verifica del business plan, collaborazione al progetto di avvio d'impresa, consulenza sui finanziamenti per il sostegno alla creazione d'impresa
garanzia di riservatezza delle informazioni ricevute e dei percorsi concordati, fatti salvi gli scambi di informazione con altri servizi pubblici che partecipano allo sviluppo del progetto

Il disoccupato si impegna invece a:

- sostenere il colloquio con l'operatore del CPI per definire il bisogno e iniziare a definire ed impostare il Piano di azione individualizzato
- partecipare agli incontri, ai colloqui, ai progetti e percorsi definiti precedentemente con l'operatore e facenti parte del Piano di azione individualizzato
- candidarsi per gli annunci di lavoro compatibili con il proprio profilo professionale, anche con il supporto consulenziale dell'operatore del CPI
- sostenere eventuali colloqui di inserimento/selezione con aziende selezionate dal CPI
- comunicare entro 24 ore all'operatore del CPI: situazioni, fatti o motivazioni che impediscono la partecipazione della persona al servizio proposto dal CPI; cambio del domicilio; accettazione di un'offerta di lavoro, anche se a tempo determinato; partecipazione ad un percorso formativo
- leggere ed accettare le modalità di svolgimento del Piano, le regole del Patto e le eventuali sanzioni e conseguenze derivanti dall'inosservanza di quanto concordato.

Devo ammettere che il mio “orientatore” era una signora piacevole, competente e rassicurante che mi ha dedicato quasi un’ora di tempo e non solo mi ha gratificato lodando il mio curriculum vitae e affibbiandomi competenze e capacità che neanche sapevo di avere ma, per almeno tre quarti d’ora di tempo, mi ha permesso di gongolarmi in un favoloso mondo fatto di datori di lavoro generosi, possibilità di crescita, validi corsi di formazione, realizzazione delle proprie aspirazioni e dimostrazione delle proprie capacità. Quasi quasi, quando finalmente ho firmato il mio ambizioso patto di servizio integrato, avrei voluto rimanere ancora un po' accoccolata nella poltroncina color arancio e crogiolarmi in quel promettente e florido  Pleasantville ricco di opportunità.  Ed anche se, nonostante il mio tergiversare, la gentile orientatrice mi ha dovuto liquidare dicendomi –“Mi sembra che abbiamo detto abbastanza”-, ho deciso che non voglio affatto concludere con il mio solito sproloquio sull’inefficacia e l’inadeguatezza dei sistemi di reclutamento, e vi lascio in un wonderful world:




lunedì 19 novembre 2012

Il manuale del giovane precario – Cercare lavoro on-line


Nonostante la mia riluttanza, per adempiere a tutti i miei doveri di lavoratore precario, ho tirato a lucido il mio curriculum vitae e ho finalmente fatto il salto nel promettente mondo dei portali e dei siti per la ricerca di lavoro on-line. Perché promettente? Giudicate voi dalle prime righe pubblicate dai vari siti nella sezione “chi siamo”:

Miojob, il network dedicato al lavoro del quotidiano La Repubblica, dice di sé:  


<<Miojob è il punto d'incontro fra chi cerca lavoro o vuole cambiarlo e le imprese alla ricerca dei migliori talenti.>>

Borsa Lavoro, un servizio della Regione Toscana, offerta:  


<<La Borsa Lavoro contribuisce ad un più rapido incontro tra fabbisogni, servizi e soluzioni contrattuali, aperto a una pluralità di operatori pubblici e privati autorizzati e accreditati. Far parte del sistema della Borsa è il modo migliore di rendere visibile la propria offerta o domanda di lavoro su tutto il territorio nazionale e nella comunità europea.>>

monster.it invece si sponsorizza così:  


<<Monster.it, leader nella ricerca e offerta di lavoro on line, rappresenta un punto di incontro efficace tra candidati e Responsabili delle Risorse Umane, con prodotti e servizi che offrono una vasta gamma di opportunità e soluzioni personalizzabili.>>

Valorizzando la propria attività con la testimonianza di un forse fantomatico candidato di nome Pietro:


<<Ho usato Monster per la prima volta quattro anni fa appena dopo la laurea e da allora è sempre stato il mio punto di riferimento per la ricerca di nuove opportunità. Proprio su Monster ho trovato il mio attuale lavoro.>>

Cliclavoro, il Portale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, dall’alto della sua investitura istituzionale dice:  


<< Il Portale si configura come il luogo di incontro virtuale dove gli attori del sistema possono interagire, dialogare e informarsi su tutto ciò che accade in materia di lavoro. Un vero e proprio network per il lavoro dove gli utenti accedono a un circuito di informazioni e servizi per il lavoro erogati sul territorio nazionale, volti ad amplificare le opportunità di lavoro e di ricerca di personale, nell’ottica di facilitare l'intermediazione tra domanda e offerta e semplificare gli adempimenti burocratici e legislativi.>>

trovolavoro.it del Corriere della sera: 


<< Candidati e Responsabili delle Risorse Umane delle Aziende. Nelle pagine del sito è possibile trovare migliaia di offerte di lavoro aggiornate in tempo reale, ricercabili per area geografica, categoria professionale, settore o parola chiave.>>

www.infojobs.it sforna una serie di termini anglosassoni per ribadire la propria posizione di leader


<< InfoJobs è la società di recruitment online leader in Italia e in Europa per traffico Internet, numero di offerte e curricula disponibili in database.
InfoJobs.it è leader di mercato tra i siti specializzati nella ricerca di lavoro. La solidità dell'azienda si basa sull'esperienza consolidata e sul know how maturato nel corso degli anni nel settore del recruitment online.>>

Emerge più che palesemente come tutti i siti evidenzino la loro caratteristica principale di punti di incontro rapidi ed efficienti tra l’offerta e la richiesta di lavoro, capaci di offrire opportunità e soluzioni personalizzabili in base alla propria formazione e alla propria esperienza.

Tutti i siti offrono più o meno gli stessi servizi: è possibile inserire il proprio curriculum vitae e renderlo ricercabile dalle aziende; selezionare e gestire le offerte di lavoro che ci interessano, interagendo in maniera diretta e autonoma con le aziende. In alcuni portali, una volta registrati e aver avuto accesso con il proprio account, è possibile  visualizzare un grafico in cui è indicata la percentuale di completezza dei dati inseriti, così  da valutare l’efficienza e l’appetibilità del proprio profilo.

Come richiesto, ho creato un account su tutti i siti che ho elencato, ho inserito tutti i dati richiesti e una copia del mio curriculum vitae in formato pdf, ho accettato tutte le dichiarazioni sull’utilizzo dei miei dati per lo scopo previsto dal servizio e ho iniziato a candidarmi alle offerte di lavoro e alle aziende che ho ritenuto attinenti al mio profilo professionale.

Dato alcuni siti danno la possibilità di attivare un agente di ricerca automatico che ti invia un’email con le offerte in linea con il tuo profilo, decido di usufruire anche di questo servizio e, dai primi risultati, mi sembra che tutte le premesse di rapidità, efficienza ed efficacia di cui andavano vantarsi tutti i network di ricerca di lavoro on-line non siano proprio state mantenute.

Ecco alcune delle offerte che ricevono:- ADDETTO ALLA RIFINIZIONE CALZATURE- OPERAIO ADDETTO ALLA MANOVIA- ADDETTO ALLA TRANCIA- ADDETTO ALLA LOGISTICA INTERNAZIONALE- ADDETTO ALLA RIFINUTIRA PELLETTERIA- ADDETTO ALLA CONTABILITA’-OPERATORE FRESA MANUALE

Quello che mi fa innervosire non è che tali offerte di lavoro non corrispondano affatto al mio profilo professionale ma, considerato che non mi farei certamente troppi problemi ad iniziare un nuovo lavoro, quello che mi fa arrabbiare è che tutte le offerte richiedono esplicitamente un’esperienza triennale del settore di svolgimento dell’attività lavorativa, un’esperienza che, come si evince dalla miriade di profili che ho compilato e dai curriculum vitae che ho allegato, non ho.

Quindi mi chiedo se veramente questi siti possano essere una soluzione vincente alla ricerca di un lavoro. Certamente aiutano a tenersi occupati: per crearmi tutti gli account mi ci è voluta una settimana!
Penso che forse sia passato ancora troppo poco tempo dalla pubblicazione dei miei profili professionali e che forse devo aspettare ancora un po’ ed attivarmi con maggior impegno. Nell’attesa, però, ho bisogno di fare un appello: se qualcuno dei lettori di PrecariaMente ha lavorato, anche solo un giorno, grazie ad un portale o ad un sito di reclutamento on-line, può inviare la propria testimonianza così da sciogliere il mio scetticismo?

Grazie per la collaborazione!






martedì 13 novembre 2012

Il manuale del giovane precario - L’insostenibile leggerezza del curriculum vitae


Proprio quando finalmente decido di buttarmi, leggiadra e senza paura, nella danza della ricerca di un’occupazione tra i siti dedicati alla ricerca o all’offerta di lavoro on-line, su miojob.repubblica.it leggo che dal mercato degli annunci di lavoro sul web arrivano pochissimi riscontri positivi e che a settembre le ricerche di personale su Internet sono state inferiori al due per cento rispetto allo stesso mese dello scorso anno.
Ormai, però, mi sono lanciata e decido di portare avanti il mio piano d’azione contro il precariato ed inizio a creami un account su alcuni dei siti dedicati al lavoro.

Dove aver consultato svariati forum e andando un po’ a simpatia, decido di iscrivermi a: miojob.repubblica.it del quotidiano La Repubblica; trovalavoro.it del Corriere della sera; www.monster.it; www.cliclavoro.gov.it il portale per il lavoro del Ministero del Lavoro e delle Politiche del Lavoro; www.borsalavoro.toscana.it della Regione Toscana; www.infojobs.it; www.lavoro.org.

La maggior parte dei siti prevedono la compilazione di un profilo, che in alcuni casi può essere collegato a quello di Facebook, e la pubblicazione di un curriculum vitae ricercabile dalle aziende. Niente di particolarmente complicato: bisogna parlare di sé, della propria formazione e delle precedenti esperienze lavorative. E allora perché non riesco a concludere la compilazione di un profilo come si rispetti o, almeno, come spiegano le cortesi e puntuali indicazioni fornite dagli espertoni dei vari siti? Sarà quel pulsantino, in fondo a destra della pagina, con indicato “carica il tuo CV” e quella miriade di informazioni, consigli e dritte ammiccanti che circondano la pagina e che, promulgando una competenza e un’affidabilità che a me mette solo ansia, cercano di inculcarci nella testa l’importanza fatale di quello che scriviamo?

Tanto per fare qualche esempio, Monster.it insegna: “Tutto comincia dal Curriculum Vitae: la ricerca di un lavoro, la speranza di essere chiamati per un colloquio. (…). Il CV risponde alla domanda: - Perché l’azienda dovrebbe investire il suo tempo e il suo denaro su di me?-“. “La presentazione del proprio Curriculum Vitae è la prima impressione, quella su cui puntare tutto: dimostrare di essere candidati ideali è difficile, ma non impossibile”. “La parola chiave è differenziazione. Ma come uscire dalla massa di CV che arrivano numerosi ogni giorno nelle caselle di posta elettronica o sulle scrivanie di selezionatori e responsabili delle risorse umane?”. Dal motore di ricerca dal Corriere della Sera: “Per scrivere un buon curriculum, cioè che possa davvero interessare chi lo legge, non bisogna commettere l’errore (davvero comune) di descrivere una storia piatta e generica, validi per tutte le occasioni. (…) E’ bene ricordare che la propria storia professionale non ha un valore assoluto, ma di volta in volta quello che il nostro interlocutore le attribuisce, rispetto alle specifiche esigenze di copertura del determinato ruolo”. Invece sul sito della Regione Toscana, che parla addirittura di “arte di scrivere il CV”, leggo: “un CV non deve essere scritto pensando ad un lavoro in particolare ma deve potere essere utilizzato in diverse circostanze. Così sarò possibile concorrere per 10 differenti lavori in un solo giorno poiché andrà compilata solo la lettera di accompagnamento che dovrà essere di poche sintetiche righe.”

Invece di chiarirmi le idee, questi consigli fanno scaturire in me un fiume di domande dal tono decisamente polemico e tendenzioso: ma perché devo dimostrare di essere un “candidato ideale”? Uscire dalla massa? Ma di che massa stiamo parlando? Della moltitudine di precari e disoccupati risultato di scelte politiche condivise che scaricano il peso della crisi sulle classi medio-basse e che continuano a ripeterci che dobbiamo adattarci e accettare i sacrifici? Concorrere per 10 differenti lavori in un solo giorno? E’ vero che ormai trovare un lavoro è come vincere la lotteria, ma allora che dobbiamo fare: comprare più biglietti per aumentare le probabilità?

In un post di qualche mese fa, dopo aver letto un articolo de L’Espresso dal titolo Dammi il tuo curriculum e ti dirò chi sei, avevo già raccontato le mie perplessità nei confronti dei suggerimenti che, come formule magiche, vogliono far credere di avere la chiave per uscire dallo stallo della disoccupazione, della precarietà e avevo concluso con la considerazione che non sarei stata capace di scrivere un curriculum vitae interessante. Oggi mi rivaluto e mi dico che forse la mia incapacità di redigere un CV che mi soddisfi è il riflesso di un rifiuto a scendere a patti con un sistema di reclutamento che trovo arbitrario e frivolo. Non credo che sperare di trovare un lavoro sbattendo le proprie capacità e competenze sulle vetrine dei siti che si occupano di lavoro possa offrire dei risultati concreti e soddisfacenti. Per esperienza diretta e per la situazione che sto vivendo in questo periodo, penso che un passo fondamentale per una riforma del lavoro rivolta a diminuire il precariato e la disoccupazione, sia quello di creare dei veri e proprio momenti di incontro tra richiesta e offerta di lavoro, valorizzando in toto l’esperienza e la formazione dei candidati, dando la possibilità, anche a chi a colpo d’occhio non sembra il candidato ideale, di dimostrare le proprie capacità di apprendimento e di interazione. Non si tratta di buttare là degli slogan per far prediligere un detersivo a un altro fra la miriade di prodotti che troviamo su uno scaffale del supermercato: si tratta di esistenze, carriere ed anni di impegno nello studio che hanno diritto ad una vita dignitosa.




giovedì 11 ottobre 2012

Il manuale del giovane precario - L’indennità di disoccupazione ordinaria



Alla conclusione dell’ennesimo contratto a termine, il primo passo che il giovane, o anche meno giovane, precario deve fare è, ovviamente, quello di chiedere la disoccupazione: nel mio caso, impiegata amministrativa in un ente pubblico per un periodo superiore a sei mesi, si tratta di indennità ordinaria di disoccupazione.
La domanda deve essere presentata, entro 68 giorni dalla data di cessazione del rapporto, direttamente all’Inps competente a seconda del luogo in cui si risiede oppure on-line attraverso il sito dell’Inps.

A CHI SPETTA. L’indennità di disoccupazione spetta a tutti i lavoratori subordinati, senza distinzione di qualifica, compresi i lavoratori a domicili e gli stranieri extracomunitari
Il lavoratore per avere il diritto all’indennità deve essere in possesso dei seguenti requisiti:
- almeno 52 settimane di contribuzione nei due anni che precedono la data di cessazione del rapporto di lavoro;
- almeno 2 anni di assicurazione per la disoccupazione involontaria, vale a dire almeno un contributo settimanale versato prima del bienni precedente la domanda;
- dichiarazione, effettuata presso il Centro per l’Impiego competente, di disponibilità allo svolgimento di attività lavorativa.
QUANTO SPETTA. Per l’indennità di disoccupazione ordinaria spetta:
- per i primi 6 mesi, il 60% dello stipendio percepito nei tre mesi precedenti la fine del rapporto di lavoro;
- per il settimo mese, il 50% dello stipendio percepito nei tre mesi precedenti la fine del rapporto di lavoro;
- per i mesi successivi, il 40% dello stipendio percepito nei tre mesi precedenti la fine del rapporto di lavoro.
PER QUANTO TEMPO. Dal 1° gennaio 2008, l’indennità di disoccupazione viene corrisposta per un periodo di 8 mesi.


La prima cosa da fare è iscriversi al Centro per l’Impiego della vostra città. Iscriversi è molto semplice: è sufficiente recarsi agli uffici competenti con un documento d’identità. Qualcuno mi ha detto che ha dovuto portare anche una copia del contratto di lavoro: a me non è servito, l’addetto del Centro per l’Impiego a consultato il data-base delle Comunicazioni Obbligatorie ed ha potuto verificare tutti i mie dati. E’, comunque, meglio essere previdenti e portare con sé anche una copia del contratto.
Al Centro per l’Impiego, oltre ad una copia della dichiarazione dello stato di disoccupazione, vi prenoteranno anche un appuntamento per un colloquio di orientamento, che solitamente è due mesi dopo l’iscrizione al Centro per l’Impiego. Sebbene nutra parecchi dubbi sull’utilità del colloquio per la ricerca di una nuova occupazione, il colloquio è fondamentale per continuare a percepire l’indennità di disoccupazione.

Dopo l’iscrizione al Centro per l’Impiego è possibile procedere alla richiesta dell’indennità di disoccupazione.
Io ho scelto la procedura on-line: è un sistema abbastanza veloce e, almeno per quanto mi riguarda, efficace.
Per la procedura on-line è necessario accedere al sito dell’Inps e chiedere il rilascio di un PIN. Nella form per il rilascio del PIN, sono richiesti una serie di recapiti personali (indirizzo di domicilio, numero di telefono, indirizzo e-mail, etc…) a cui verranno inviati i dati per attivarlo e per accedere al modulo per la richiesta d’indennità di disoccupazione.

Per la richiesta d’indennità di disoccupazione, è richiesta l’attivazione di un ulteriore PIN, detto “PIN DISPOSITIVO”, che garantisce maggiore sicurezza nella gestione dei vostri dati: tra i dati per la richiesta dell’indennità, vanno inserite anche le indicazioni per il pagamento e quindi anche il codice IBAN. Per chiedere il PIN DISPOSITIVO è sufficiente accedere al sito dell’Inps e cliccare sull’opzione “converti PIN”. Alla conclusione della procedura dovrete stampare e firmare un documento che potrete consegnare direttamente agli sportelli  dell’Inps, inviarlo via fax e spedirlo per e-mail in formato pdf. Io ho ricevuto un sms, al numero di cellulare che ho inserito nella domanda d’indennità di disoccupazione, in cui era indicato il numero di fax a cui inviare la richiesta di attivazione di PIN DISPOSITIVO, così ho scelto di spedire tutto via fax al recapito che mi era stato indicato.

Ho inviato tutta la documentazione che mi è stata richiesta nel messaggio sul cellulare ieri pomeriggio e stamani ho ricevuto una mail che mi informava che il mio PIN DISPOSITIVO è stata attivato.

Con l’attivazione del PIN DISPOSITVO ho concluso la procedura e, almeno secondo quanto indicato sul sito dell’Inps, devo attendere che la mia richiesta venga elaborata.

Ora non mi resta che attendere il pagamento! A quel punto, bevuta virtuale per tutti!

lunedì 1 ottobre 2012

Il manuale del giovane precario - Ops…sono disoccupata!


Ci siamo: dopo una settimana di ferie e due giornate di ore accantonate da recuperare, la data fatidica è arrivata. Oggi è il primo ottobre e sono disoccupata.

Nessuna sensazione particolare o preoccupante: battito regolare, frequenza respiratoria nella norma, nessuno sfogo cutaneo e gastrite sotto controllo. Non sono triste e, almeno per ora, non sono ancora particolarmente angosciata dal pensiero di essere senza un impiego. Direi piuttosto che sono un po’ spaesata: ho a disposizione del tempo da trascorrere facendo quello che mi piace, ma la mia totale incapacità di perdere tempo e la volontà di spenderlo nel miglior modo possibile, fanno si che mi ritrovi senza saper cosa fare. In questo momento la cosa che mi spaventa di più è il pensiero dell’inattività, il perder tempo, il non aver uno scopo.

Per fortuna, ascoltando una trasmissione di Radio Capital, mi viene incontro Elisa di www.monster.it, che mi risveglia dal mio intorpidimento con questa malefica frase “oggi cercarsi un lavoro è un lavoro e richiede una strategia”. Tralasciando il fatto che detesto le frasi di questo tipo e mettendo da parte la mia convinzione, che forse qualcuno potrebbe ritenere alquanto superba, secondo cui una laurea, un master e sei anni di lodevole servizio dovrebbero considerarsi un metodo alquanto plausibile per ottenere un lavoro da mille euro al mese, ho deciso quale sarà il mio obiettivo: elaborare una strategia per cercare, e magari trovare, un nuovo lavoro.

Ecco il piano d’azione: partendo proprio da Monster, passerò in rassegna tutti i motori di ricerca dedicati al lavoro; mi presenterò in tutte le agenzie interinali della mia provincia, al centro per l’impiego e all’Informagiovani. Senza remore e senza imbarazzo, presenterò la mia domanda di partecipazione a corsi professionali della Provincia di Pisa e dei vari enti locali e, spavalda e sicura di me, consegnerò il mio curriculum vitae alle aziende che non potranno più fare a meno delle mie competenze. E, questa volta con attenzione e consapevolezza del rischio, cercherò di capire come e a che condizioni sia possibile provare a realizzare un attività in proprio.

Chi di voi vuole venire come me? Mi raccomando, non perdetevi la prima puntata: come chiedere la disoccupazione.

 
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