Nelle navigazioni on-line alla ricerca di più o meno
interessanti offerte di lavoro, credo che sia capitato a tutti noi disillusi
cercatori d’oro di imbatterci nel portale ministeriale per chi cerca e offre lavoro
su internet: Cliclavoro.
Qual’ è la sua particolarità? Ebbene il servizio è
finanziato da noi contribuenti e, secondo quanto indicato in un articolo de Il Fatto Quotidiano del 25/06/2012, solo la parte di sviluppo e conduzione della
piattaforma richiede 1,6 milioni di euro più iva a cui vanno aggiunti i costi
di sette persone che lavorano a tempo pieno al servizio. Tale cifra ci sembra
oltremodo spropositata, soprattutto se consideriamo la quantità di altri siti
che svolgono tale servizio gratuitamente per l’utente e la quantità delle
persone che accedono e usufruiscono dei servizi di Cliclavoro.
Ma stamani voglio essere ottimista e pensare che se
l’attuale governo, in questi giorni seriamente impegnato nell’operazione di
spending review, decide di mantenere in vita Cliclavoro, un motivo ci deve pur
essere.
Sarà forse perché Cliclavoro offre al demoralizzato e senza
più speranze lavoratore precario importanti suggerimenti come quelli
dell’articolo quattro consigli per svolgere un’attività che non vi piace?
Vediamoli nel dettaglio:
1. Mirate in alto. Se le
persone si aspettano il meglio da voi da un’attività che non riesce a piacervi,
allora abbattete i “pilastri della mediocrità”. Trovate l’ispirazione
nell’autodisciplina e cercate la perfezione in tutto ciò che fate, perché lo
sforzo che vi porta all’eccellenza a volte prende il via proprio dal fatto che
si porta a compimento un’attività noiosa e frustrante.
Dopo essere stata invasa da un’ondata di esaltazione
leggendo che bisogna cercare di abbattere i pilastri della mediocrità, in cui
mi vedevo già ruotare su me stessa per ritrovarmi nei panni di una Wonder Woman
pronta a combattere contro le raccomandazione e i fannulloni, ecco che la mia
eroina volante viene abbattuta da una serie di vuoti paroloni tirati a caso:
autodisciplina, perfezione, eccellenza e mi chiedo: ma chi ha scritto questa
articolo a cosa stava mirando?
2. Trovate buoni motivi.
Ammettiamolo, quanto si è costretti a svolgere attività lavorative poco
gradevoli si tende sempre a ritardarle o a fare in modo di evitarle o non
portarle a compimento, magari inventando delle scuse. Trovate, invece, sempre
un buon motivo per intraprendere l’attività, pensando di concedervi un “premio
finale” (una piccola pausa, un caffè) una volta che l’avrete portato a
compimenti.
Una piccola pausa? Un caffè? A parte il fatto che questo
consiglio stride violentemente con l’ultima riforma della pubblica amministrazione
(n.d.r. Riforma Brunetta) ma stiamo parlando di lavoro o del decalogo del buon
scolaretto, decisamente poco educativo, di una scuola materna?
3. Trovate il tempo.
Quando fate cose che non vi piacciono è facile distrarsi oppure iniziare
l’attività o proseguirla in modo non costante, frammentato e distratto,
perdendo tempo e sprecando concentrazione. Se non avete delle rigide scadenze
per i tempi di consegna, è preferibile utilizzare gli ultimi minuti o le ultime
ore della vostra giornata lavorativa per i lavori poco piacevoli: uno sprint
finale prima di andare a casa.
Con questo terzo consiglio non sono proprio d’accordo: ma
vogliamo perderci la bellezza, per chi può, di distrarsi e perdersi nei propri
pensieri? In un romanzo di Amélie Nothomb Stupori e tremori, la protagonista,
un giovane donna francese che lavora in una grossa multinazionale giapponese,
racconta di fuggire dall’angusto luogo di lavoro concedendosi degli “esercizi
di defenestrazione”, che, sostanzialmente, consistono nel guardare fuori dalla
finestra e perdersi nei proprio pensieri. Mi dispiace, ma io non rinuncio ai
miei meritati “esercizi di defenestrazione” .
4. Focalizzare l’attenzione sul prossimo passo da fare. Indipendentemente da quanto sia noioso,
ogni progetto, piccolo o grande che sia, vi condurrà sempre a una fase
successiva. E il prossimo passo potrebbe essere un nuovo sbocco per obiettivi
più grandi o progetti più ambiziosi. A volte, concentrarsi su qualcosa di più
appagante aiuta a svolgere più facilmente e serenamente le attività tutt’altro
che gratificanti.
Vabbè, come ho detto voglio essere ottimista e penso di
concludere con un happy end, così ho deciso di considerare questo ultimo
consiglio come un augurio per tutti noi che viviamo una situazione di
precariato lavorativo: un buon auspicio per il futuro che verrà. Ma,
soprattutto, spero che sia un augurio per il povero redattore di questo
articolo che, costretto a scrivere un pezzo in cui non ha creduto fin dalla
prima parola, possa impegnarsi in qualcosa di meno banale, ipocrita e più utile
per chi, magari tutte le mattine, si rivolge ai portali sul lavoro con la
speranza che, una volta tanto, possa trovare quell’occasione che gli permetterà
di dare una svolta alla sua vita.
Sara C.