Scrivere il proprio vero curriculum
è indubbiamente doveroso - soprattutto dopo aver proclamato a gran voce il
diritto e l’opportunità di pubblicarne uno vero (n.d.r.: quello che rispecchia
le proprie capacità e competenze e non quello che abbiamo dovuto rendere
congeniale alle svilenti richieste degli annunci delle offerte di lavoro) –
per chi scrive questo blog, così da esemplificare il progetto che si vuole
portare avanti.
E’ una settimana che penso a cosa scrivere: mi sento come
una bambinetta golosa di fronte a un chilometrico banco di gusti di gelato!
Posso scegliere qualsiasi gusto, qualsivoglia improbabile accostamento di
sapori e colori e non mi so decidere!
Nel 2005
mi sono laureata in Cinema, Teatro e Produzione
Multimediale presso la Facoltà
di Lettere e Filosofia dell’Università di Pisa, con una tesi dal titolo Il film di famiglia: memoria privata
per la storia collettiva. Da marzo 2006 ho incominciato ha lavorare, prima
con una serie di co.co.co. e poi con un contratto a tempo determinato, che
scadrà definitivamente il 30 settembre 2012, nella segreteria amministrativa
del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa. Di fronte alla scarsità
di lavoro e alla giungla di contratti che ti vengono proposti, rifiutare un incarico in un ente pubblico,
anche se con rapporto di lavoro atipico, sembrava veramente buttar via
un’occasione importante e così ho iniziato la mia carriera da precaria. Sebbene
accettare questo lavoro mi abbia permesso di mantenermi e di comprarmi una casa
con il mio compagno, è stato anche un infido anestetico rispetto all’entusiasmo
con cui, fino a quel momento, avevo portato avanti i mie studi e col quale sognavo,
prima o poi, di riuscire a mettere a frutto tutto il tempo passato sui libri.
Iniziare a lavorare subito e impegnarsi per mantenere un impiego che non
rispecchiava affatto quello che avrei voluto fare nella vita ha fatto sì che,
in realtà , non pensassi mai e non concretizzassi quello che “volevo fare da grande”.
Ci ho pensato e ripensato e mi sono detta: “Parli, parli, ma non sai quello che
vuoi! Ti senti frustrata perché sei una precaria che fa un lavoro che non la
soddisfa, ma non sai nemmeno quello che vorresti fare e non hai la minima idea
di dove cominciare per uscire da questa claustrofobica situazione di stallo!”.
Così ora è il momento di buttarsi: superare le inibizioni,
riappropriarsi di un po’ dell’incoscienza della bambina in gelateria e fissare
dei punti fermi!
Punto numero uno: il mio sogno da acerba studentessa
universitaria era diventare documentarista (in realtà non so se questo
termine sia quello corretto) per parlare della realtà: in particolare della vita delle persone che mi
circondano, attraverso le immagini in movimento, senza per forza avere un
intento documentario ma, semplicemente, ponendomi di fronte alle storie degli
altri con sincerità.
Thierry Garrel sul documentario:
<<Il documentario non è una macchina per vedere, è una
macchina per pensare, sia per chi lo fa, sia per chi lo vede. Mezzo di
conoscenza e di espressione a tutto tondo, il documentario resta uno degli
ultimi spazi di riflessione offerti al telespettatore-cittadino del nostro
tempo. In controcorrente rispetto alle ricette che alimentano insidiosamente
un’indifferenza al mondo e agli uomini, il documentario stimola un ascolto più
intenso, più attivo, introducendo a dei tempi, delle emozioni e delle
riflessioni che lasciano tracce nella memoria dello spettatore.>>
Documentario come antidoto all’indifferenza,
all’individualismo patologico, alla falsa memoria e alla rappresentazione della
realtà creata dalla televisione. Documentario, per impegnarmi ad instaurare un
nuovo rapporto con l’altro. Magari chissà, partendo proprio dal raccontare il
mondo dei lavoratori precari.
Punto numero due: mi piace il cinema, la pittura, la video
arte e mi piacerebbe occuparmi della divulgazione di opere, esperimenti e
performance artistiche. Vorrei lavorare in una situazione, o impegnarmi per
crearne di nuove, in cui l’arte si avvicini alle persone in maniera agile:
fuori dalle strutture istituzionali e sempre più vicina a tutti noi.
E per finire, ecco il mio curriculum, non quello lavorativo ma
il percorso dei miei studi che, sebbene non mi abbiano aiutato nella ricerca di
un lavoro, mi hanno entusiasmata tantissimo:
Anno Accademico 2005/2006
Master Post-Lauream di II Livello in Comunicazione Pubblica
e Politica svolto presso la
Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Pisa
20/10/2005 - Anno Accademico 2004/2005
Laurea Specialistica in Cinema, Teatro e Produzione
Multimediale presso la Facoltà
di Lettere e Filosofia dell’Università di Pisa, con una tesi dal titolo Il film di famiglia: memoria privata per la
storia collettiva.
Agosto 2003
Partecipazione al documentario “Volti, viaggio nel futuro
d’Italia” di Daniele Segre.
Giugno 2003
Partecipazione al Bellaria Film Festival 2003 – Diretto da
Antonio Costa, Morando Morandini e Daniele Segre: collaboravo alla
realizzazione di un videogiornale quotidiano sulla rassegna cinematografica
nazionale dedicata al cinema indipendente italiano.
Anno Accademico 2002/2003
Modulo professionalizzante per Operatore dello spettacolo
con competenze nell’allestimento scenico e nell’uso delle tecnologie
audiovisive, organizzato dal Corso di Laurea in Cinema, Musica e Teatro e
finanziato dal Servizio Educazione Istruzione della Regione Toscana mediante la Misura C.3 del P.O.R.
OB 3 “Bando moduli professionalizzanti nelle nuove lauree universitarie” per
l’anno accademico 2002-2003
20/12/2002 – Anno Accademico 2002/2003
Laurea Triennale in Cinema, Musica e Teatro presso la Facoltà di Lettere e
Filosofia dell’Università di Pisa.
Durante la partecipazione, mediante uno stage previsto dal
corso di studi, alla creazione del documentario S’era tutti sovversivi
(dedicato a Franco Serantini), regia di Giacomo Verde, sui primi anni ’70 e la
contestazione studentesca a Pisa. La produzione del video si articolava in due
fasi: la prima era rivolta alla ricerca di fonti e documenti storici, la
seconda riguardava più da vicino le riprese e in montaggio del documentario
stesso (http://www.verdegiac.org/sovversivi/).
Sara C.
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