domenica 18 novembre 2012

Cinema e Precariato


Il film della domenica di PrecariaMente: I lunedì al sole


<<"La peggiore ingiustizia della disoccupazione: vi obbliga ad accettare il primo posto che vi si offre, fosse anche il più contrario alla vostra vocazione, con la minaccia di passare per un perdigiorno e di vedersi rifiutare ogni specie di aiuto e di considerazione amichevole. Beneficio corrispondente: si è costretti a scegliere nettamente tra la propria vocazione e l'opinione."Si tratta di una delle ultime considerazioni proposte da Denis De Rougemont nel suo Diario di un intellettuale disoccupato (Fazi Editore, Roma 1997, pag. 216), pubblicato per la prima volta nel 1937, in Francia. Parole che calzerebbero a pennello come commento a una delle tante scene girate nel bar dove si ritrovano gli amici protagonisti di I lunedì al sole: la scena del litigio, quella in cui l'unità, invocata da Santa (Javier Bardem) come unica risposta efficace alla politica dei licenziamenti, viene derisa con sufficienza da chi ha ancora un lavoro. La stessa unità che, tra amici, colleghi, compañeros e familiari, appare poi come l'unica reale soluzione, quasi un imperativo, per aprirsi una via di scampo.>>




Università di Pisa - Il rettore si aumenta lo stipendio


Nonostante il voto contrario dell’organizzazione studentesca Sinistra Per e il parere critico delle RSU, il Consiglio di Amministrazione dell’Università di Pisa ha approvato l’aumento delle indennità del Rettore, del Prorettore Vicario, dei numerosi prorettori, dei Direttori dei Dipartimento e i gettoni di presenza destinati ai Consiglieri di Amministrazione. Le indennità vanno ad aggiungersi a stipendi superiori ai 45.000 euro, che in molti casi toccano i 90.000 o 100.000 euro.

In un comunicato stampa congiunto, le RSU di Pisa dichiarano:

<<In ragione del difficile momento che il paese attraversa e considerando la scarsità di risorse a disposizione per il sistema universitario, oltre al totale blocco degli stipendi che coinvolge gran parte del personale pubblico, questa decisione di pare francamente fuori luogo e quasi offensiva.(…)
Intendiamo dunque fare i nostri complimenti al Rettore per aver raggiunto i primi posti anche per le indennità percepite rispetto agli altri Atenei l’Italia e ricordargli che, ad un mese e mezzo dalla riorganizzazione complessiva dell’Ateneo e al trasferimento coatto del personale tecnico-amministrativo alle nuove strutture, ancora attendiamo risposte ai problemi che da mesi gli sottoponiamo e che gli sottopongono le nostre colleghe e i nostri colleghi, sbalzati da un ufficio all’altro senza indennità, aumenti di stipendio e considerazione della loro dignità e professionalità.>>

Per saperne di più, contatta il SITO delle RSU di Pisa.






martedì 13 novembre 2012

Il manuale del giovane precario - L’insostenibile leggerezza del curriculum vitae


Proprio quando finalmente decido di buttarmi, leggiadra e senza paura, nella danza della ricerca di un’occupazione tra i siti dedicati alla ricerca o all’offerta di lavoro on-line, su miojob.repubblica.it leggo che dal mercato degli annunci di lavoro sul web arrivano pochissimi riscontri positivi e che a settembre le ricerche di personale su Internet sono state inferiori al due per cento rispetto allo stesso mese dello scorso anno.
Ormai, però, mi sono lanciata e decido di portare avanti il mio piano d’azione contro il precariato ed inizio a creami un account su alcuni dei siti dedicati al lavoro.

Dove aver consultato svariati forum e andando un po’ a simpatia, decido di iscrivermi a: miojob.repubblica.it del quotidiano La Repubblica; trovalavoro.it del Corriere della sera; www.monster.it; www.cliclavoro.gov.it il portale per il lavoro del Ministero del Lavoro e delle Politiche del Lavoro; www.borsalavoro.toscana.it della Regione Toscana; www.infojobs.it; www.lavoro.org.

La maggior parte dei siti prevedono la compilazione di un profilo, che in alcuni casi può essere collegato a quello di Facebook, e la pubblicazione di un curriculum vitae ricercabile dalle aziende. Niente di particolarmente complicato: bisogna parlare di sé, della propria formazione e delle precedenti esperienze lavorative. E allora perché non riesco a concludere la compilazione di un profilo come si rispetti o, almeno, come spiegano le cortesi e puntuali indicazioni fornite dagli espertoni dei vari siti? Sarà quel pulsantino, in fondo a destra della pagina, con indicato “carica il tuo CV” e quella miriade di informazioni, consigli e dritte ammiccanti che circondano la pagina e che, promulgando una competenza e un’affidabilità che a me mette solo ansia, cercano di inculcarci nella testa l’importanza fatale di quello che scriviamo?

Tanto per fare qualche esempio, Monster.it insegna: “Tutto comincia dal Curriculum Vitae: la ricerca di un lavoro, la speranza di essere chiamati per un colloquio. (…). Il CV risponde alla domanda: - Perché l’azienda dovrebbe investire il suo tempo e il suo denaro su di me?-“. “La presentazione del proprio Curriculum Vitae è la prima impressione, quella su cui puntare tutto: dimostrare di essere candidati ideali è difficile, ma non impossibile”. “La parola chiave è differenziazione. Ma come uscire dalla massa di CV che arrivano numerosi ogni giorno nelle caselle di posta elettronica o sulle scrivanie di selezionatori e responsabili delle risorse umane?”. Dal motore di ricerca dal Corriere della Sera: “Per scrivere un buon curriculum, cioè che possa davvero interessare chi lo legge, non bisogna commettere l’errore (davvero comune) di descrivere una storia piatta e generica, validi per tutte le occasioni. (…) E’ bene ricordare che la propria storia professionale non ha un valore assoluto, ma di volta in volta quello che il nostro interlocutore le attribuisce, rispetto alle specifiche esigenze di copertura del determinato ruolo”. Invece sul sito della Regione Toscana, che parla addirittura di “arte di scrivere il CV”, leggo: “un CV non deve essere scritto pensando ad un lavoro in particolare ma deve potere essere utilizzato in diverse circostanze. Così sarò possibile concorrere per 10 differenti lavori in un solo giorno poiché andrà compilata solo la lettera di accompagnamento che dovrà essere di poche sintetiche righe.”

Invece di chiarirmi le idee, questi consigli fanno scaturire in me un fiume di domande dal tono decisamente polemico e tendenzioso: ma perché devo dimostrare di essere un “candidato ideale”? Uscire dalla massa? Ma di che massa stiamo parlando? Della moltitudine di precari e disoccupati risultato di scelte politiche condivise che scaricano il peso della crisi sulle classi medio-basse e che continuano a ripeterci che dobbiamo adattarci e accettare i sacrifici? Concorrere per 10 differenti lavori in un solo giorno? E’ vero che ormai trovare un lavoro è come vincere la lotteria, ma allora che dobbiamo fare: comprare più biglietti per aumentare le probabilità?

In un post di qualche mese fa, dopo aver letto un articolo de L’Espresso dal titolo Dammi il tuo curriculum e ti dirò chi sei, avevo già raccontato le mie perplessità nei confronti dei suggerimenti che, come formule magiche, vogliono far credere di avere la chiave per uscire dallo stallo della disoccupazione, della precarietà e avevo concluso con la considerazione che non sarei stata capace di scrivere un curriculum vitae interessante. Oggi mi rivaluto e mi dico che forse la mia incapacità di redigere un CV che mi soddisfi è il riflesso di un rifiuto a scendere a patti con un sistema di reclutamento che trovo arbitrario e frivolo. Non credo che sperare di trovare un lavoro sbattendo le proprie capacità e competenze sulle vetrine dei siti che si occupano di lavoro possa offrire dei risultati concreti e soddisfacenti. Per esperienza diretta e per la situazione che sto vivendo in questo periodo, penso che un passo fondamentale per una riforma del lavoro rivolta a diminuire il precariato e la disoccupazione, sia quello di creare dei veri e proprio momenti di incontro tra richiesta e offerta di lavoro, valorizzando in toto l’esperienza e la formazione dei candidati, dando la possibilità, anche a chi a colpo d’occhio non sembra il candidato ideale, di dimostrare le proprie capacità di apprendimento e di interazione. Non si tratta di buttare là degli slogan per far prediligere un detersivo a un altro fra la miriade di prodotti che troviamo su uno scaffale del supermercato: si tratta di esistenze, carriere ed anni di impegno nello studio che hanno diritto ad una vita dignitosa.




Io Voglio Restare - Precariamente aderisce alla campagna

Dal comunicato della prima assemblea nazionale che si è svolta a Firenze lo scorso 10 novembre:

<<Oltre 300 studenti e lavoratori si sono riuniti alla Fortezza da Basso a Firenze, in un'assemblea di 5 ore, a parlare di precarietà, welfare, innovazione, nuovo modello di sviluppo. In un dibattito pubblico lontano anni luce dalla realtà, schiacciato tra tecnocrazia e populismo, ci mettiamo in rete per superare la retorica della generazione perduta che rivendica le briciole di un sistema di welfare in rovina e lanciare invece una sfida di lavoro a lungo termine per un cambiamento profondo della società. Cambiare il paese per non dover cambiare paese significa prendere coscienza come generazione del proprio ruolo di forza produttiva del paese, di risorsa necessaria a  qualsiasi percorso di uscita dalla crisi, e farsi carico di questo ruolo senza paura, rivendicando gli standard di dignità e diritti necessari a non dover emigrare e a  mettersi al servizio di questo percorso. (…)Da oggi non stiamo più zitti, da oggi vogliamo essere protagonisti. Da oggi parte il nostro percorso: nelle prossime settimane formeremo comitati territoriali in tutta  Italia, nella difficile operazione di organizzare i disorganizzati, attraverso vertenze locali e regionali, attraverso la partecipazione a percorsi già in campo come la  legge di iniziativa popolare per il reddito minimo e il referendum su articolo 8 e articolo 18, attraverso la scambio di esperienze e buone pratiche, attraverso un percorso di dibattito ed elaborazione per dotarci delle proposte e degli strumenti necessari a costruire un paese più giusto, da cui non si sia più costretti a scappare.>>


Per firmare l’appello on-line e aderire all’iniziativa, consultare il sito: 



martedì 6 novembre 2012

Università e Precariato


Emanato il decreto che fissa i criteri e i contingenti per l’assunzione del  personale universitario.

Sul sito del MIUR è stato pubblicato il Decreto Ministeriale 22 ottobre 2012 n. 297  "criteri e contingente assunzionale delle Università statali per l’anno 2012". 

Il Decreto, emanato in applicazione della Legge 240/2010 e delle norme  che si sono succedute nel tempo in materia di assunzioni di personale  universitario, determina il limite delle assunzioni di personale a tempo  indeterminato e di ricercatori a tempo determinato per gli anni 2014, 2015 e 2016. Il Decreto definisce, Ateneo per Ateneo, sulla base disposizioni legislative  fissate dal D.lgs 29 marzo 2012, n. 49 e della cosiddetta spending review, i punti  organico che possono essere utilizzati per l’anno corrente. Un punto organico  corrisponde ad euro 120.151 ed è il costo medio nazionale di un professore di I fascia. Ogni Ateneo statale è autorizzato ad utilizzare i Punti Organico nella misura in  cui si determini una differenza positiva tra la rispettiva attribuzione effettuata  dal decreto e la somma dei Punti Organico eventualmente  già utilizzati nell'anno in corso nel rispetto dei diversi regimi assunzionali  vigenti. Per saperne di più. consultare il sito dell’FLC CGIL a questo indirizzo:  



lunedì 22 ottobre 2012

Ddl Stabilità - una conquista molto precaria


Siamo stati storditi con gli effetti speciali emessi dalla retorica del sapere del nuovo governo tecnico ed inebriati dai claims equità, liberalizzazioni e patrimoniale – quest’ultima proposta persino da Confindustria – siamo stati dapprima riportati alla realtà con la riforma pensionistica – gli esodati ancora ringraziano – e l’Imu; infine, la realtà è diventata un po’ più grigia a causa della riforma del lavoro targata Fornero - che se da una parte limiterà gli abusi riguardo ai contratti a progetto e alle partita Iva, dall’altro non incentiva in alcun modo le imprese ad assumere e, ancor peggio, permette di liberarsi dei subordinati antipatici, liquidandoli con al massimo ventiquattro mensilità.

Eppure, niente ci apparirà tanto desolato come al momento in cui il famigerato e sinistro ddl stabilità vedrà la luce. Il ministro Grilli dovrà prima o poi ammetterlo che si sta divertendo un sacco perché altrimenti desterebbe dubbi, circa le sue competenze, il testardo tentativo di far apparire un bastone dalle proporzioni gargantuesche una carota. E’ vero, i due scaglioni più bassi (entro i 15000 € la nuova aliquota stabilita è del 22% ed entro 28000 € quella del 26%) avranno un taglio dell’Irpef che si concretizzerà – udite, udite – in, al massimo, 280 € annue per il reddito di 28000 €. E’ probabile che gli italiani non abbiano tasche sufficientemente capienti! 

A fronte di questo risparmio quasi irrisorio, si prospetta un aumento di un punto percentuale dell’IVA e, conseguentemente, un probabile rincaro dei consumi che inciderà sui risparmi non solo delle due fasce di reddito agevolate dalla riforma ma anche delle altre. Democraticamente. Se non bastasse, ecco le orride franchigie sulle detrazioni e sulle deduzioni per le spese previste dagli articoli 10 e 15 del Tuir, a parte talune eccezioni come le spese per servizi di interpretariato dai soggetti riconosciuti sordomuti o le erogazioni liberali per il sostentamento del clero e della Chiesa cattolica, giacché si rischia che il Vaticano con tutto l’Imu che (non) pagherà si ritrovi in braghe di tela.
Dunque, per portare esempi concreti, si potrà cominciare a detrarre dalle imposizioni trattenute, Irpef e Addizionali, il 19% delle spese mediche sostenute durante l’anno solo a partire da un centesimo oltre le 250 €, come ugualmente avverrà per gli interessi passivi sui mutui per l’acquisto della prima casa o ancora per le assicurazioni vita, le spese per l’istruzione dei figli e sportive. Inoltre, è stato posto un tetto massimo di 3000 € - da cui sono esclusi i redditi inferiori ed eguali a 15000 € (ma tanto sono per la stragrande maggioranza incapienti e quindi non saranno avvantaggiati in nessuna maniera) – sulle spese detraibili che condurrà ad un saldo massimo di 570 €.


Se questo governo vuole combattere l'evasione, direi che ha sbagliato totalmente la strategia da adottare. 




mercoledì 17 ottobre 2012

Italian Life - Aborto e Precariato

In ogni medical drama che si rispetti arriva sempre la puntata in cui qualche problematica adolescente, per svista o per violenza, rimanga incinta e decida, vuoi perché è troppo giovane, perché si trova in una situazione di indigenza oppure perché ha deciso di ritornare sulla retta via, di dare il figlio in adozione ad un’accogliente, serena e garbata famigliola. Nella maggior parte degli episodi, però, succede che la giovane e sprovveduta madre, al contatto con il tenero pargoletto, decida di sfidare le insidie della vita e scelga di tenere il figlio con sé: a questo punto, a parte qualche secondo di amarezza per i genitori adottivi mancati, tutto si tinge di rosa/celeste, i problemi insormontabili svaniscono e la ragazzina spettinata e imprudente si trasforma in una giovane donna risoluta e sicura di sé. Come si dice: “sono telefilm”, “è solo fiction”.

E' solo fiction, e non ci sono dubbi, perché la situazione, almeno in Italia, è ben diversa. La giornalista Laura Bastianetto, in un articolo pubblicato su Scienza e Salute, racconta il suo viaggio nel reparto per l’interruzione volontaria di gravidanza (Igv) dell’Ospedale San Camillo-Forlanini di Roma dove ogni giorno si effettuano dieci interventi tra quelli chirurgici e quelli medici (pillola Ru 486).  La Dott.ssa Giovanna Scassellati, responsabile del reparto, alla domanda su chi siano le donne che scelgono di sottoporsi all’interruzione di gravidanza, dichiara:
“Tra il 2010 e i primi 8 mesi del 2012 abbiamo assistito solo 4 minorenni, più di una buona fetta nella fascia d’età tra i 18 e 25 anni, con un picco tra i 26 e i 45. Per il 45% si tratta di ragazze con diploma, il 35% ha la laurea e il restante 20% l’attestato di scuola media”. 


E, durante i colloqui con lo psicologo, alla domanda sui motivi che hanno portato alla decisione di interrompere la gravidanza, le pazienti forniscono sempre risposte riconducibili alla crisi economica : “precarietà lavorativa”, “mancanza di risorse economiche”, “sono disoccupata”, “non posso lasciare il mio lavoro per accudire il bambino”, “mio marito è disoccupato”, “questa gravidanza mette a rischio l’attività lavorativa”, “non sono pronta ad avere un altro figlio”. Si tratta di donne adulte, con relazioni stabili, occupate, con livello di istruzione medio alto che decidono di abortire perché rischiano di perdere il lavoro.

D’altra parte, proprio l’altra settimana, il nostro Premier Mario Monti, durante la visita alla Barilla in occasione dell’inaugurazione dello stabilimento di Rubbiamo, si rivolge alla cittadinanza dicendo “Il mondo ci sta guardando per come questa popolazione sta reggendo a questa prova dura e amara, dando prova dell’appartenenza a un Paese che forse si sta rendendo conto che sta cambiando per il meglio. (…) Il popolo italiano sta dando il meglio di sé”.
A questo punto, mi chiedo: ma sto guardando un servizio del telegiornale o un fiction di Raiuno? Oppure: ma Monti conosce veramente la situazione del paese che sta governando o si aggiorna guardando I Cesaroni con Elsa Fornero?
Vabbé, vista la realtà, voglio sprofondare anch’io nella finzione e chiudo lasciandovi con una frase del film American Life:

I bambini resistono. Sono predisposti geneticamente. Sono già fottuti usciti dalla pancia, avranno un cellulare, se la caveranno!





 
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