domenica 21 aprile 2013

Il manuale del giovane precario – Riflessioni in pullman con l’FLC GCIL

Lo scorso 10 aprile ho partecipato al presidio organizzato dall’FLC CGIL di fronte al Miur. Tra gli incontri, gli interventi, le discussioni e i confronti a cui ho avuto modo di assistere e di prendere parte, durante il lungo tragitto in pullman Pisa/Roma e poi Roma/Pisa, ho avuto anche la preziosa occasione di rubare qualche oretta per sonnecchiare e pensare a ruota libera. Considerato il tema della giornata (il precariato, il lavoro, il futuro) è stato inevitabile fare un paragone fra la mia situazione lavorativa di un anno fa e quella odierna.
L’aprile scorso lavoravo in un dipartimento dell’Università di Pisa, avevo un contratto a tempo determinato in scadenza il 30 settembre e vivevo nell’amaramente disattesa speranza che, dopo più di sei anni di serio e valido impegno nel lavoro che svolgevo, il direttore ritenesse un dovere morale farmi un nuovo contratto.

Oggi, grazie alla mia tenacia e alla graduatoria di un concorso di due anni fa, ho un contratto a tempo determinato agli uffici centrali dell’Università di Pisa, continuo a lavorare seriamente e impegnandomi al massimo ma con un’enorme differenza: ho la consapevolezza che il mio impegno non implica obbligatoriamente un rinnovo del contratto, che gli elogi dei dirigenti, per quanto carichi di superlativi e termini appaganti, hanno la stessa consistenza, le serietà e la stucchevolezza dello zucchero filato alle fiere di paese e che per tanti colleghi vale il vecchio proverbio “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”.

Ma , soprattutto, pensando all’ingenua fiducia che avevo, alle delusione e al senso di umiliazioni che ho subito, che mi stordivano e mi facevano venire le guance rosse come se fossero stati sonori schiaffi a mano aperta, ai sorrisetti e alle pantomime di circostanza in cui mi si raccontava senza pudore quanto stessero facendo il possibile per farmi riavere il mio posto di lavoro, rifletto su quanto tutte queste angherie abbiano rappresentato un’importante, come direbbe Cliff Robinson alla figlia Vanessa sulla celeberrima scalinata della loro casa di New York, lezione di vita.

Con i piedi ben saldi a terra e arricchita della mia nuova consapevolezza, ho imparato che devo avere più fiducia in me stessa e nelle mie capacità e che chi decide di farti un contratto (ovviamente per i non fortunati che non possono contare su parentele, raccomandazioni o gonne di tailleur conservate nel freezer!) non lo fa per generosità ma perché le tua conoscenze e la tue capacità hanno un valore. Che per tanti colleghi che non incontrerai più, ci saranno altre persone che diventeranno importanti e che, per quello che potranno, ti sosterranno e ti staranno vicine. Sdolcinata? Forse! Ma in certi casi sapere che c’è qualcuno che riconosce quanto vali e che comprende l’ingiustizia che hai subito è qualcosa di inestimabile e corroborante! Ed anche se ora mi sento un po’ come Beatrix Kiddo in procinto di partire verso la dimora del leggendario Hattori Hanzo per mettere in pratica un sanguinario progetto di vendetta, assopita sul pullman in ritorno da Roma e circondata da precari che, come me, tra picchi di entusiasmo e momenti di grande disorientamento, cercano di far valere il proprio diritto ad avere un lavoro e di essere trattati con rispetto, sono soddisfatta di essere delegata per il personale precario dell’Università di Pisa e di aver partecipato a questa giornata: spero fortemente che sia un punto di partenza per una nuova fase di crescita e conquiste, per me e per le persone che non si danno per vinte.

Ko Ni Chi Wa.

Una beatrix Kiddo precaria




Precari della Conoscenza - Primi risultati


Presidio a Roma dei precari della conoscenza del 10 aprile: primi risultati per i precari.

Il Ministro Profumo riconosce la necessità di un aumento del finanziamento di tutti i comparti della conoscenza, ma restano aperte ancora molte incognite.

Leggi la notizia sul sito dell’FLC CGIL.



Firmato un accordo col Rettore

Coordinamento Precari Unipi – Firmato un accordo con il Rettore sui contratti a tempo determinato

Ridotto il periodo di intervallo tra la stipula dei contratti a tempo determinato se sussistono specifiche esigenze documentate. Leggi l’articolo e l’accordo sul sito dell’ FLC CGIL.


Rettorato Università di Pisa

Presidio al Miur dei precari della conoscenza

10 aprile: l’FLC CGIL organizza un presidio a Roma dei precari della conoscenza. Chiesto un incontro al Ministro Profumo.

Leggi il comunicato stampa di Domenico Pantaleo, Segretario generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza, sul sito dell’FLC CGIL.



Precariato - Presidio al Miur

venerdì 8 marzo 2013

Coordinamento Precari Unipi – Incontro con il Rettore dell’Università di Pisa


Martedì 5 marzo, una delegazione del Coordinamento Precari Tecnici-Amministrativi dell’Università di Pisa insieme ad alcuni rappresentanti delle RSU e delle Oo.Ss., ha incontrato il Rettore, il Direttore Generale e il Prorettore per l'Organizzazione e il Personale al fine di presentare proposte e muovere le richieste emerse nel corso di un’assemblea del personale precario tecnico-amministrativo dell’Università di Pisa, con la partecipazione e il supporto delle RSU.

Le richieste, che sostanzialmente auspicano un cambio di rotta nelle politiche di reclutamento dell’Ateneo, sono le seguenti:

- per l’indizione dei prossimi concorsi, rendere più ampia possibile la partecipazione del personale che da anni lavora presso l'Ateneo, valutando l’anzianità di servizio maturata nell’ente;- centralizzazione delle graduatorie nell’Amministrazione Centrale per evitare il proliferare delle situazioni di precariato;- diminuzione del periodo di interruzione prevista dalla Legge Fornero tra un contratto a tempo determinato e l’altro;- richiesta di chiarimenti sull’inapplicabilità della proroga, fino al 31 luglio 2013, dei contratti precari in scadenza nella Pubblica Amministrazione prevista dalla Legge di Stabilità;- richiesta della pubblicazione, entro il periodo della chiusura estiva, di una programmazione del personale che tenga conto dei lavoratori precari e che ambisca a trovare delle soluzioni volte al contenimento e alla risoluzione del problema del precariato.

Il Rettore, pur evidenziando la complessità della situazione attuale - anche a seguito di un taglio delle risorse ministeriali di nove milioni di euro - ha dimostrato interesse ed apertura nei confronti delle istanze del personale precario e si è detto favorevole:

1)  alla centralizzazione delle graduatorie – sottolineando però l’impossibilità di eliminare le selezioni per il personale tecnico, caratterizzato da forte specializzazione, bandite dalle strutture dotate di autonomia amministrativa e gestionale dell’Ateneo;
2)    ad una eventuale riduzione/eliminazione delle graduatorie attive (in particolare di quelle già prorogate) per un contenimento del fenomeno del precariato;
3)  alla valorizzazione dell’esperienza pregressa relativa all'oggetto della selezione nei bandi di prossima pubblicazione;
4)    alla proposta di riduzione del periodo di intervallo tra un contratto a tempo determinato e l’altro ed hanno proposto alle RSU e alle Oo.Ss.un accordo che prevede una riduzione a 20 giorni per i contratti di durata fino a sei mesi e di 30 giorni per contratti superiori a sei mesi, in presenza di documentate esigenze di prosecuzione di attività;
5)     all'elaborazione di un piano di previsione del personale a tempo determinato per il periodo 2013-2015;

In particolare, per quanto riguarda la programmazione triennale del personale, prevista dalla Legge 240/2010, il Rettore ha sottolineato i vincoli ministeriali e le conseguenti limitate aspettative sulla possibilità di procedere ad assunzioni a tempo indeterminato confermando tuttavia l'impegno a procedere alla pianificazione del fabbisogno nel rispetto della legge.

Sulla richiesta di chiarimenti circa l’inapplicabilità della proroga, fino al 31 luglio 2013, dei contratti precari in scadenza, il Direttore Generale ha dichiarato che, al 30 novembre, non sussistevano situazioni che prevedevano la possibilità di proroga come previsto dalla Legge di Stabilità, data l'assenza di personale a tempo determinato con le caratteristiche previste dalla norma.

Le RSU, le Oo.Ss. e il Coordinamento Precari Tecnici-Amministrativi, sulla base del confronto avuto con la massima autorità accademica, con il suo delegato alle questioni dell'organizzazione e del personale e con il Direttore Generale, valutano positivamente questo primo incontro e auspicano che l'amministrazione sia coerente con quanto affermato. Al riguardo, da parte dell’Amministrazione, i prossimi bandi di concorso e l'elaborazione del piano triennale del personale saranno il banco di prova delle affermazioni e delle intenzioni espresse durante l’incontro.
Le RSU, le Oo.Ss. e il Coordinamento Precari Tecnici-Amministrativi, dal canto loro, continueranno a impegnarsi affinché l’Ateneo persegua l’adozione di politiche di reclutamento sempre più trasparenti e attuate secondo piani prestabiliti, rivolte alla tutela e all’inclusione del personale precario e all’eliminazione della proliferazione di ulteriori situazioni di precarietà.




sabato 23 febbraio 2013

Elezioni politiche 2013. Le scelte di un precario.


Lo ammetto. Manca meno di una settimana alle elezioni politiche ed io non ho la più pallida idea di cosa votare.  Non voglio declinare la solita solfa dell’italiano deluso dalla politica, che non ha più fiducia nelle istituzioni e nel sistema dei partiti. La mia indecisione è il risultato di una quanto mai più che consapevole pigrizia mentale, di un’ insofferenza o,  direi quasi, nausea, verso i cliché e i teatrini televisivi pre-elettorali ma anche di un atto di buon gusto, dato il mio non voler assistere ad una delle più brutte campagne elettorali  che si siano viste negli ultimi vent’anni: un chiassoso battibecco di insulti, allusioni sessuali e scene da soap opera capaci di inghiottire gli inconsistenti programmi elettorali.

Nonostante tutto,  dal mio stomaco, una vocina petulante mi ripete insistentemente che votare è un diritto e un dovere, che gli ignavi vanno all’inferno e che esprimere la propria posizione è una responsabilità civile e quindi decido, con un intervento last minute, che sceglierò a chi dare il mio voto leggendo direttamente i programmi elettorali da un preciso punto di vista: quello del  precario che, pur consapevole della tragica situazione del mondo del lavoro, spera in qualche vincente strategia di governo o che in uno strano avvicendarsi di fortunati eventi,  queste elezioni portino un cambiamento positivo.

E la mia full immersion ha inizio.

Da Italia. Bene comune al Popolo delle Libertà. Dal Movimento 5 Stelle a Scelta civica. Monti per l’Italia. Da Rivoluzione civile a Fare per fermare il declino.

Leggo frasi nobili e profonde : “ La nostra visione assume il lavoro come parametro di tutte le politiche. Cuore del nostro progetto è la dignità del lavoratore da rimettere al centro della democrazia, in Italia e in Europa”. Obiettivi ambiziosi e vitali: “Un sistema di welfare che dia sicurezza a tutti, indipendentemente dal tipo di lavoro”, “Vogliamo creare occupazione attraverso investimenti in ricerca e sviluppo, politiche industriali che innovino l’apparato produttivo e la riconversione ecologica dell’economia”.  Promesse di risoluzione di gravi problemi civili e sociali: “Risoluzione della questione esodati”, “Vogliamo introdurre un reddito minimo per le disoccupate e i disoccupati”. Termini altisonanti che esprimono concetti di inestimabile valore: democrazia, dignità, welfare, sicurezza, flessibilità, occupazione.

Parole, parole, parole che, forse, se pronunciassi a voce alta e scandita, tenendo in mano una bacchetta e indossando un cappello a punta potrebbero anche far accadere qualcosa ma, concretamente, la ferita della Riforma Fornero, approvata alla Camera con 393 voti favorevoli ed ora rinnegata in qualche modo anche dai partiti che l’avevano votata in Parlamento è ancora aperta. Parole, parole, parole che propongono soluzioni vincenti ma che non chiariscono le cifre, i dati e che non descrivono  quali saranno le risorse che potranno permettere di attuare soluzioni  costruttive e risolutive in materia di occupazione, welfare e pensioni.

Beata ignoranza… Ma perché invece di intristirmi con i programmi politici, di farmi invadere dalla rabbia e dall’amarezza di essere incapace di dare un voto che, quanto meno, ritenga importante e utile, non mi sono rilassata aggiornandomi  sui nuovi tagli di capelli per la prossima primavera-estate?

Vabbè, non voglio darmi per vinta e, da qui a domenica, leggendo e rileggendo, magari ad alta voce, i programmi elettorali vedrò se avranno il prodigioso potere di darmi il coraggio necessario a fare una scelta.

Speriamo di non trasformare qualcuno in ranocchio!







sabato 16 febbraio 2013

Storie di normale precarietà


Finalmente, grazie all’inaspettato scorrimento della graduatoria di un concorso fatto circa un anno e mezzo fa, ho un nuovo contratto e, ovviamente, una nuova scadenza. Si tratta di un contratto a tempo determinato della durata di sei mesi. Se non altro il contratto scadrà a luglio e invece di stare chiusa in casa a guardare il cielo che si esibisce in pioggia, neve, fulmini e saette, me ne potrò andare ad asciugare le mia lacrime da disoccupata in spiaggia.

E così si riparte la mia tranquillizzante routine di lavoratrice precaria: stesso orario della sveglia, stesso autobus, stesso orario di entrata in ufficio. Tutto così uguale ma non proprio.

Arrivo in città un po’ in anticipo e decido di passare alla farmacia aperta 24 ore su 24 ma la farmacia è chiusa: riduzione dei fondi, tagli al personale e soppressione del  servizio notturno.

Sono ancora in anticipo, così decido di festeggiare il primo giorno di lavoro con un bel cappuccino guarnito con del cioccolato fondente. Vado nella mia caffetteria preferita, dove fanno la panna con il latte fresco e la cioccolata calda senza preparati già pronti ma solamente con cacao, latte e zucchero  e scopro che a uno dei dipendenti, un ex-compagno di scuola,  hanno ridotto l’orario lavorativo per una brusca riduzione della clientela.  Di fronte alla situazione, cerco di contenere la mia euforia da primo giorno di scuola, gusto in silenzio il mio cappuccino caldo e me ne vado verso il mio nuovo ufficio.

La mattinata trascorre tranquilla: non ho ancora il computer, il telefono e la cancelleria, ma noi precari siamo abituati a tutto e, nel giro di qualche ora, ho già recuperato una poltroncina con le rotelle, un portapenne e un’agenda da tavolo.

Ed è già arrivata l’ora di tornare a casa. Vado alle fermata per prendere l’autobus e tra gli aspiranti passeggeri dei mezzi pubblici serpeggia una polemica tutt’altro che rassicurante.  Pare che per la carenza di metano e per l’impossibilità dell’azienda dei trasporti di sostenere le spese di manutenzione degli automezzi ormai antidiluviani, molte corse siano state soppresse e così prendere l’autobus è diventata una roulette russa. 

Dopo un’ansiosa attesa di dieci minuti, sono tra i fortunati che riescono a tornare a casa. Ma dopo appena un chilometro,  il mio autobus è già inghiottito dal traffico: la strada è bloccata dai dipendenti dell’ippodromo che non riscuotono lo stipendio da otto mesi e che, giustamente, non ne possono più. A parte il sorriso suscitato da un pony col manto cotonato trascinato in corteo, la situazione mi mette addosso una tristezza infinita. Guardo i visi delle donne e degli uomini, giovani e meno giovani, che con compostezza e dignità reclamano quello che spetta loro di diritto, ma che, con una crisi che ormai è diventata  la legittima giustificazione di ogni oscenità, sembra diventato un optional.

Ed eccomi casa: non posso dire di non essere frizzante per l’idea di essere tornata al lavoro e di non essere speranzosa per le nuove prospettive che si potranno presentare, ma dietro a tutto ciò aleggia un senso di insicurezza e un timore che non riesco a scrollarmi di dosso e i cui motivi mi sembra non necessitino di ulteriori commenti. E’ un malessere che non riesco a descrivere, o rischierei di cadere nel patetico, e che per questo lascio alle parole della piccola Rose, la protagonista del surreale L’inconfondibile tristezza della torta al limone di Aimee Bender :

«A dirla tutta: il pezzetto che avevo mangiato era squisito. Leggerezza dell’impasto al limone cotto al forno, avviluppato da freschi riccioli di zucchero scuro scuro. Ma il giorno fuori andava rabbuiandosi, e mentre finivo quel primo assaggio, mentre quella prima impressione svaniva, mi sentii dentro un’impercettibile mutamento, una reazione inaspettata. Come se un sensore, fino ad allora sepolto in profondità dentro di me, allargasse il suo raggio d’azione e cominciasse a scrutare tutt’attorno, allertando la mia bocca a qualcosa di nuovo. Perché la bontà degli ingredienti – la cioccolata sopraffina, i limoni freschissimi – sembrava una coltre sopra qualcosa di più grande e di più oscuro, e il sapore di quello che c’era sotto cominciava ad affiorare nel boccone. Certo, riuscivo ad assaporare la cioccolata, ma a folate e di traccia in traccia, in un dispiegarsi o in un aprirsi, sembrava che la mia bocca si stesse anche riempiendo con il sapore della piccolezza, la sensazione del rattrappirsi, dell’inquietudine, assaporando una distanza che non so come sapevo collegata a mia madre, come se sentissi un sapore pregno dei suoi pensieri, una spirale, come se quasi potessi provare il sapore della tensione della sua mascella che le aveva provocato il mal di testa, il che significava che aveva dovuto prendere un certo numero di aspirine, una riga punteggiata di aspirine messe in fila sul comodino, come puntini di sospensione dopo la sua frase: vado a buttarmi sul letto per un po’…»




 
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