martedì 17 luglio 2012

Unipi - Il questionario


Sei un precario dell’Università di Pisa? Compila il questionario!

Per i precari non sono certo tempi felici e, sia nell’ottica delle ultime riforme del governo Monti sia a seguito della riorganizzazione dell’Ateneo, abbiamo pensato che conoscerci un po’ meglio potrebbe essere un modo per dare vita ad un vero e proprio Coordinamento. L’iniziativa nasce dalla nostra partecipazione al gruppo di lavoro sul precariato che, in collaborazione con le RSU, si è costituito negli ultimi mesi con l’intento di analizzare il tema in tutti i suoi aspetti.

La difficoltà più grande sta proprio nella raccolta del maggior numero di informazioni sulle esperienze lavorative delle persone che compongono quest’ampia “categoria”; ecco perché chiediamo il tuo aiuto!

All'indirizzo zelina@katamail.com potrai richiedere un piccolo questionario da compilare in cui inserire la struttura in cui lavori, la data della tua prima assunzione e altri dettagli che ci saranno certamente utili.

Avere un quadro più preciso della presenza dei precari nel nostro ateneo, e del lavoro che svolgono, è fondamentale per cominciare a difendere i nostri diritti.

Questa occasione vuole essere il passo iniziale verso la costruzione di un gruppo di lavoro.
Ci auguriamo che sarai presente e soprattutto partecipe anche alle prossime iniziative!

Grazie

Coordinamento Precari UNIPI





Unipi - Quello che vogliamo


Resoconto dell’incontro del venerdì 13 luglio, ore 15:00, presso il Polo Carmignani dell’Università di Pisa.

Presenti circa 15 persone dipendenti a tempo determinato, Simone Kovatz, coordinatore delle RSU dell’Università di Pisa e  Francesco Giorgelli, rappresentante del personale tecnico-amministrativo nel Senato Accademico.

Presentazione a turno: grande maggioranza di figure tecniche, grande maggioranza di dipendenti dei
dipartimenti (non Amm.ne C.le), buna percentuale afferenti all’area medica, grande maggioranza di
rapporti di lavoro precari da almeno 3-4 anni, fino ad un massimo di 15.

Obiettivi della riunione: conoscersi e verificare quanto interesse c’è alla questione della rappresentanza e della chiarezza sui contratti a tempo determinato; verificare le scadenze di programmazione del fabbisogno del personale; distribuire un questionario preparato dagli organizzatori dell’incontro per censire e rilevare le informazioni più importanti relative a tutti i dipendenti a tempo determinato.

Criticità emerse:

1) Mansioni lavorative diverse da quelle realmente possedute dalla persona e soprattutto diverse da
quelle specificate nei contratti (tecnici che per la maggior parte del tempo, o per la totalità, effettuano lavori amministrativi e contabili).
2) Mancanza di comunicazione al personale a tempo determinato dei corsi di formazione presenti.
Spesso comunicazione degli stessi affidata al capo ufficio, quindi non verificabile e soggetta a
possibili atteggiamenti discrezionali. Proposta di aggiornamento, da parte dell’Ufficio Formazione,
della mailing list, includendo anche i dipendenti a tempo determinato, presenti su unimap. In
generale mancanza di informazione, anche sulle riunioni RSU e altro.
3) Possibilità di creare un gruppo e di nominare un rappresentante che sia presente alle riunioni e
riporti le richieste specifiche.
4) Grandissima incertezza e non pianificazione delle assunzioni da parte dell’Università. Nuovi
parametri per la regolazione del turn over, in cui entreranno anche i contratti a tempo determinato.
5) Necessità da parte dell’ateneo di gestire correttamente le risorse umane, in particolare quelle a tempo determinato e co.co.co., attualmente presenti e le richieste di personale future, prevedendo necessariamente un piano di fabbisogno di personale che sia ben divulgato e giustificato.
Giorgelli ha detto che , sul punto due, provvederà ad aggiornare la sua mailing list per essere tutti inseriti e quindi per ricevere le informazioni.

Scadenza e obiettivi:

Scadenza di ottobre, quando la rappresentanza sindacale ha richiesto una riunione perché sia presentato il piano triennale di fabbisogno del personale. Kovatz suggeriva di lavorare prima della riunione perché questa non sia una mera riunione informativa da “loro a noi”, senza possibilità di far presenti le proprie richieste.
In particolare entro ottobre occorre:
· Inviare i questionari via mail alla mailing list (entro fine luglio).
· Raccogliere ed elaborare dati (entro fine settembre).
· Convocare ed effettuare una riunione a fine settembre per valutare i dati raccolti
Per il futuro:
Organizzarsi e coinvolgere le persone non presenti.
Stilare una serie di richieste e di criticità.

Coordinamento Precari UNIPI

Unipi - Chi siamo



Siamo un gruppo di colleghi con contratto a tempo determinato dell'Università di Pisa e avvertiamo, mai come in questi ultimi mesi di cambiamenti del nostro Ateneo e del quadro legislativo in materia di Pubblico Impiego e del mercato del lavoro, l'esigenza di conoscerci, condividere le nostre esperienze di precariato, cercare di creare una rete di contatti, attivare un collegamento tra tutti coloro che vivono questa fase in un contesto precario e, via via, sempre meno tutelato.


Inoltre, in vista delle elezioni dei rappresentanti del personale tecnico amministrativo in Senato Accademico e della riunione del corpo elettorale del 16 p.v., riteniamo importante e utile incontrarci e partecipare a questo momento democratico della vita del nostro Ateneo che vedrà per la prima volta esteso il diritto di voto, anche se limitato all'elettorato attivo, al personale tecnico amministrativo a tempo determinato sebbene solo a coloro titolari di contratti di durata superiore ai 2 anni.

Coordinamento Precari UNIPI



venerdì 13 luglio 2012

Secondo Curriculum


Il contrario del gioco non è ciò che è serio, bensì ciò che è reale.
Sigmund Freud

Mi piace giocare ed in particolare interpretare, o vedere interpretati, personaggi di fantasia. I miei sono più famosi di me e sono nominati da Padova a Roma, da Torino a Bari, siano essi appassionati di magia nera o combattenti burberi ma dal cuore buono. In ogni comunità in cui risiedo stabilmente sono uno dei creatori di gioco e sono apprezzato per le idee e il senso di giustizia.

Direi che anche la vita reale, oltre quella virtuale, è stata spesso all’insegna dell’interpretazione e i ruoli in cui mi sono prestato senza forse averne le physique sono: consulente per le risorse umane, bibliotecario, educatore non professionale, cameriere, commerciante, operatore fiscale. Posso dire di aver ottenuto risultati apprezzabili – ma non all’altezza dei miei personaggi di fantasia! – anche in quasi tutti questi casi.
Che sia tutto nato quando da piccolo rendevo concrete nella mia mente le battaglie campali tra i seguaci di He-man e di Skeletor? Oppure, far parte di un’associazione teatrale mi ha ispirato?

Ho fatto parte dell’AtTieSse Associazione Teatro e Spettacolo per circa un decennio e mi sono divertito nell’educare alla socializzazione, all’espressività e alla solidarietà, attraverso la pratica teatrale, diversi ragazzini dai sette ai diciotto anni, sia all’interno della sede dell’associazione, sia in scuole medie inferiori e superiori. In effetti, mi sarebbe piaciuto insegnare ma ho sempre pensato che, anche pure realizzando questo sogno modestissimo, avrei dovuto pagare lo scotto di una vita da precario (ah ah ah ah ah!) e quindi non ci ho mai provato. Anche per pigrizia.

Mi sono laureato in lettere ed ho particolarmente apprezzato soprattutto quegli esami con tassonomie specializzate come le due filologie, romanza ed italiana, e linguistica generale. La mia tesi mi ha fatto discutere un romanzo degli anni Cinquanta, non particolarmente significativo, che ho tentato di interpretare, oltre alla sua letteralità, ricorrendo alle teorie ermeneutiche che più mi hanno affascinato: dalla rilettura freudiana di Orlando, al formalismo storico di Moretti, dal marxismo di Jameson, al cronotopo bachtiniano.  
Chi dice che le parole sono improduttive, dovrebbe guardare all’industria di J. K. Rowling, ai soldi spesi dalle aziende per proporre un marchio od un prodotto attraverso massicce campagne di comunicazione, alle fortune e sfortune che spettano ai politici che scelgono frasi più o meno opportune, al web e a quel mondo virtuale fatto proprio di parole.

Sono un appassionato di nuove tecnologie - pur non possedendo completamente il loro linguaggio - e della rete, perché credo che sia il luogo che più di ogni altro ispira una meritocrazia a partire da una base di pari opportunità e - pur sognando ormai poco, fuori dal gioco - mi piacerebbe poter condividere delle idee che si situino a metà tra la parola e la virtualità.

Francesco C.



giovedì 12 luglio 2012

Il primo Curriculum!


Scrivere il proprio vero curriculum è indubbiamente doveroso - soprattutto dopo aver proclamato a gran voce il diritto e l’opportunità di pubblicarne uno vero (n.d.r.: quello che rispecchia le proprie capacità e competenze e non quello che abbiamo dovuto rendere congeniale alle svilenti richieste degli annunci delle offerte di lavoro) – per chi scrive questo blog, così da esemplificare il progetto che si vuole portare avanti.
E’ una settimana che penso a cosa scrivere: mi sento come una bambinetta golosa di fronte a un chilometrico banco di gusti di gelato! Posso scegliere qualsiasi gusto, qualsivoglia improbabile accostamento di sapori e colori e non mi so decidere!

Nel 2005 mi sono laureata in Cinema, Teatro e Produzione Multimediale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Pisa, con una tesi dal titolo Il film di famiglia: memoria privata per la storia collettiva. Da marzo 2006 ho incominciato ha lavorare, prima con una serie di co.co.co. e poi con un contratto a tempo determinato, che scadrà definitivamente il 30 settembre 2012, nella segreteria amministrativa del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa. Di fronte alla scarsità di lavoro e alla giungla di contratti che ti vengono proposti,  rifiutare un incarico in un ente pubblico, anche se con rapporto di lavoro atipico, sembrava veramente buttar via un’occasione importante e così ho iniziato la mia carriera da precaria. Sebbene accettare questo lavoro mi abbia permesso di mantenermi e di comprarmi una casa con il mio compagno, è stato anche un infido anestetico rispetto all’entusiasmo con cui, fino a quel momento, avevo portato avanti i mie studi e col quale sognavo, prima o poi, di riuscire a mettere a frutto tutto il tempo passato sui libri. Iniziare a lavorare subito e impegnarsi per mantenere un impiego che non rispecchiava affatto quello che avrei voluto fare nella vita ha fatto sì che, in realtà , non pensassi mai e non concretizzassi quello che “volevo fare da grande”. Ci ho pensato e ripensato e mi sono detta: “Parli, parli, ma non sai quello che vuoi! Ti senti frustrata perché sei una precaria che fa un lavoro che non la soddisfa, ma non sai nemmeno quello che vorresti fare e non hai la minima idea di dove cominciare per uscire da questa claustrofobica situazione di stallo!”.

Così ora è il momento di buttarsi: superare le inibizioni, riappropriarsi di un po’ dell’incoscienza della bambina in gelateria e fissare dei punti fermi!

Punto numero uno: il mio sogno da acerba studentessa universitaria era diventare documentarista (in realtà non so se questo termine sia quello corretto) per parlare della realtà: in particolare della vita delle persone che mi circondano, attraverso le immagini in movimento, senza per forza avere un intento documentario ma, semplicemente, ponendomi di fronte alle storie degli altri con sincerità.

Thierry Garrel sul documentario:

<<Il documentario non è una macchina per vedere, è una macchina per pensare, sia per chi lo fa, sia per chi lo vede. Mezzo di conoscenza e di espressione a tutto tondo, il documentario resta uno degli ultimi spazi di riflessione offerti al telespettatore-cittadino del nostro tempo. In controcorrente rispetto alle ricette che alimentano insidiosamente un’indifferenza al mondo e agli uomini, il documentario stimola un ascolto più intenso, più attivo, introducendo a dei tempi, delle emozioni e delle riflessioni che lasciano tracce nella memoria dello spettatore.>>

Documentario come antidoto all’indifferenza, all’individualismo patologico, alla falsa memoria e alla rappresentazione della realtà creata dalla televisione. Documentario, per impegnarmi ad instaurare un nuovo rapporto con l’altro. Magari chissà, partendo proprio dal raccontare il mondo dei lavoratori precari.

Punto numero due: mi piace il cinema, la pittura, la video arte e mi piacerebbe occuparmi della divulgazione di opere, esperimenti e performance artistiche. Vorrei lavorare in una situazione, o impegnarmi per crearne di nuove, in cui l’arte si avvicini alle persone in maniera agile: fuori dalle strutture istituzionali e sempre più vicina a tutti noi.
E per finire, ecco il mio curriculum, non quello lavorativo ma il percorso dei miei studi che, sebbene non mi abbiano aiutato nella ricerca di un lavoro, mi hanno entusiasmata tantissimo:

Anno Accademico 2005/2006
Master Post-Lauream di II Livello in Comunicazione Pubblica e Politica svolto presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Pisa

20/10/2005 - Anno Accademico 2004/2005
Laurea Specialistica in Cinema, Teatro e Produzione Multimediale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Pisa, con una tesi dal titolo Il film di famiglia: memoria privata per la storia collettiva.

Agosto  2003
Partecipazione al documentario “Volti, viaggio nel futuro d’Italia” di Daniele Segre.

Giugno 2003
Partecipazione al Bellaria Film Festival 2003 – Diretto da Antonio Costa, Morando Morandini e Daniele Segre: collaboravo alla realizzazione di un videogiornale quotidiano sulla rassegna cinematografica nazionale dedicata al cinema indipendente italiano.

Anno Accademico 2002/2003
Modulo professionalizzante per Operatore dello spettacolo con competenze nell’allestimento scenico e nell’uso delle tecnologie audiovisive, organizzato dal Corso di Laurea in Cinema, Musica e Teatro e finanziato dal Servizio Educazione Istruzione della Regione Toscana mediante la Misura C.3 del P.O.R. OB 3 “Bando moduli professionalizzanti nelle nuove lauree universitarie” per l’anno accademico 2002-2003

20/12/2002 – Anno Accademico 2002/2003
Laurea Triennale in Cinema, Musica e Teatro presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Pisa.
Durante la partecipazione, mediante uno stage previsto dal corso di studi, alla creazione del documentario S’era tutti sovversivi (dedicato a Franco Serantini), regia di Giacomo Verde, sui primi anni ’70 e la contestazione studentesca a Pisa. La produzione del video si articolava in due fasi: la prima era rivolta alla ricerca di fonti e documenti storici, la seconda riguardava più da vicino le riprese e in montaggio del documentario stesso (http://www.verdegiac.org/sovversivi/).

 Sara C.



domenica 8 luglio 2012

La sindrome dell'ambizione


Il verbo ambire ha come originario significato: girovagare in cerca di uffici e voti al fine di garantirsi un’ascesa sociale od economica significativa. Per molti secoli, l’ambizione, è stato un costume disdicevole e l’ambizioso – tutto proteso nel tentativo di modificare la propria posizione entro una scala gerarchica che si credeva determinata dagli universali – un individuo biasimevole.  Il riscatto dell’ambizione, da un punto di vista assiologico, avviene in Francia nel periodo postrivoluzionario: un giovane nobilotto di provincia, corso, assurge in pochi anni al rango di imperatore. E’ il 1804.

Tutto il XIX Secolo francese è caratterizzato dalle figure di giovani provinciali, ambiziosi ed affascinanti, ispirati dalle grandi imprese di Napoleone Bonaparte e desiderosi di emularne le gesta. Per la maggior parte, la loro vicenda, il loro romanzo di formazione, sarà sanzionato con la sconfitta più a causa di una società ingiusta, incapace di elevare il merito oltre il lignaggio, che per incapacità. Eppure, è proprio attorno al tentativo ambizioso di cambiare la propria originaria condizione, attraverso superiori qualità, che si organizza un racconto in grado di attrarre generazioni diverse di lettori e indurre un’immedesimazione proprio con l’ambizioso, sia esso Julien Sorel o Eugène de Rastignac.

Ai giorni di oggi una divertentissima rappresentazione di una gioventù dalle qualità intellettuali e morali invidiabili è offerta dalla sit-com The Big Bang Theory che mette in scena un quartetto di ricercatori universitari in California, non molto ricchi, bruttini, desiderosi di una vita sentimentale appagante. L’unico, tra i protagonisti, che sottomette il valore della socializzazione a quello del successo professionale è l’ambizioso Sheldon Cooper che sogna di raggiungere il premio Nobel e di svelare i misteri dell’universo con lo studio della fisica. Ma nessuno si potrebbe identificare con lui: misantropo, cinico, ossessivo a tal punto da aver fatto ipotizzare agli spettatori di essere affetto dalla sindrome di Asperger.

Sono passati centocinquant’anni e l’ambizione è di nuovo qualcosa da cui prendere le distanze: un’istanza patologica, alienante. Come insegna Mark Zuckerberg il successo non può più essere pianificato, non esiste una ricetta che vi conduca; è piuttosto un accidente, proprio come accadeva a quelle figure letterarie, nate prima dell’Ottocento, che riscattavano la propria condizione attraverso l'agnizione o il ritrovamento prodigioso di un tesoro.

Francesco C.


Big Bang Precario!


domenica 1 luglio 2012

Della serie: I soliti ignoti erano dei professionisti...


Ho scoperto che sul sito web dell’ANSA esiste una sezione, tra gli Speciali, denominata Storie dalla crisi. Attira la mia attenzione questo titolo: Senza lavoro e con sfratto, operario si improvvisa rapinatore. Colpi in sala slot per pagare bollette e trasloco, arrestato. Nel dettaglio si legge: "Senza lavoro e costretto a lasciare casa entro la fine del mese si improvvisa rapinatore seriale di slot. Quarantasette anni, della provincia di Udine, ex operaio del settore edile, senza lavoro da circa un anno, è stato sottoposto a fermo dalla Squadra Mobile di Udine su indicazione del Pm quale presunto autore di due rapine e di una terza tentata messe a segno il 14, 20 e 22 giugno in una sala slot a Udine”.

In un primo momento mi ci viene un po’ da ridere, perché la descrizione del rapinatore mi fa venire in mente i personaggi de I soliti ignoti di Monicelli: i protagonisti sono il fotografo Tiberio Braschi, con un figlio e la moglie in carcere per traffico di tabacchi, il siciliano Michele Ferribotte Nicosia, il vecchio ladro esperto Dante Cruciani - che insegna il mestiere ai giovani delinquenti - ditemi se non potrebbe pure essere scritturato l'operaio esperto nella rapina di slot!

L’articolo segue: “Accompagnato in questura ha ammesso le sue responsabilità spiegando il gesto per la disperazione. I tremila euro frutto della prima rapina li avrebbe usati per pagare le bollette e il trasloco dall’abitazione che divide con l’ex moglie e che deve lasciare entro fine mese, non riuscendo più a pagare l’affitto”.

Lungi da me scagionare l'operaio o trovare una motivazione razionale che giustifichi la sua reazione ma - ammetto - che certe vicende non mi scandalizzano affatto e che, potrà sembrare assurdo, mi inteneriscono quasi! Sull’onda della commozione e del sentimentalismo mi viene da pensare che ci hanno proprio messo alle corde e che, come il pugile di Monicelli, Giuseppe - Peppe er Pantera - Baiocchi, l’avventura del nostro rapinatore amatoriale si concluderà senza un happy end e senza nemmeno potersi rinfrancare con un piatto di pasta e ceci della Nicoletta!

Non so perché, ma questa vicenda mi fa venire questa celebre battuta tratta proprio da I soliti ignoti:

- Dimmi un po’ ragassolo, tu conosci un certo Mario che abita qua intorno?
- Qui de Mario ce ne so cento.
- Oh sì va bene, ma questo l’è uno che ruba…
- Sempre cento so.

Sara C.




 
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